«Tutto in discussione, anche Ecopass»

Guido Podestà si prepara ad affrontare gli spinosi temi del tavolo Milano, dall’Ecopass all’Expo alla sicurezza. Il coordinatore regionale del Pdl è convinto che vadano prese decisioni serie sul futuro della città e che questa svolta debba essere concordata con la Lega.
Perché si riunisce un tavolo? C’è un problema Milano?
«Il tavolo si riunisce perché il confronto elettorale di Milano è importantissimo e non facile, dal momento che tradizionalmente il distacco tra centrodestra e centrosinistra in città è più sottile che altrove. Abbiamo tempo, ci prepariamo per tempo. Il partito si mette intorno al tavolo per dare il miglior risultato possibile».
Quali sono le principali urgenze?
«Sicuramente aspetti legati al tema di via Padova, e quindi la sicurezza e la presenza di comunità di immigrati. E poi affronteremo il problema legato all’ampliamento dell’ecopass, ma anche a una sua modifica o abolizione».
Discuterete l’ipotesi di abolire Ecopass?
«Si può discutere anche di abolirlo. Le priorità sono i collegamenti pubblici rispetto alle periferie e rispetto all’hinterland, perché se si migliorano i collegamenti su ferro vi saranno meno auto che entrano in città e l’aria sarà pulita e migliore. È importante dedicarsi all’allungamento della metropolitana».
Ci spiega quali sono le ragioni del continuo battibecco tra il governatore Formigoni e il sindaco Moratti?
«Dovrebbe chiederlo a loro... Non è battibeccare, è questione di confrontarsi con una diversa modalità di vedere le cose. Non dimentichiamo che c’è Expo alle porte e quindi vi è da parte di entrambi anche disponibilità a essere soggetti che partecipano con disponibilità di mezzi alle scelte. Questo vale anche per la Provincia. Le diverse opzioni generano opinioni diverse. Poi vi possono essere anche altri ragionamenti... ».
Pensa anche lei che i vertici dell’Expo siano da rinnovare e che sia necessario nominare un direttore generale?
«È una delle ragioni per cui si riunisce il tavolo Milano. Se il Tavolo vorrà allargarsi anche agli amici della Lega, potrà dare anche un risultato globalmente più interessante. Credo che possa essere utile affrontare il tema anche con gli alleati della Lega».
La Lega continua a chiedere il sindaco di Milano. Una tattica per trattare altro?
«Non è sul tavolo il nome del candidato sindaco, invece è importante capire gli aspetti di miglioramento della politica cittadini. In questi quattro anni è cambiata la situazione economica mondiale ed è arrivato l’Expo. Due questioni di cui tener conto».
Formigoni insiste nel dire che Berlusconi deve ancora pronunciarsi sul sindaco.
«È evidente che il pronunciamento tocca a Berlusconi e al fatto che ci si confronta tra Pdl e Lega, ma su Milano il risultato elettorale recente dà al Pdl una primogenitura e all’oggi mi sembra del tutto chiaro che l’intendimento del presidente Berlusconi è di confermare l’attuale sindaco».
In questi giorni è sul tavolo anche la questione del coordinatore regionale. È lei o no il delegato del Pdl a trattare per la giunta regionale?
«E chi dovrebbe essere altrimenti? Me lo dica lei. Non è un caso che ho visto lunedì scorso Berlusconi, ho visto Giorgetti venerdì, credo di poter incontrare a breve La Russa e poi con Formigoni ci vedremo martedì (domani per chi legge, ndr). Sono i normali passaggi che incrociano altri incontri, per andare a definire ipotesi di composizione della giunta».
Quali sono i settori prioritari per il Pdl? Punterete sulla Sanità o sulle Infrastrutture?
«È del tutto prematuro, perché fa parte di un confronto che porta a scelte diverse di fronte diverse opzioni».
È d’accordo con il criterio di portare in giunta i candidati più votati nelle province?
«Premiare chi ha avuto risultati significativi sicuramente sì, ma non si può pensare che Milano possa avere lo stesso numero di assessori di Como. Milano per molti anni è stata sottorappresentata in giunta, finché è entrato Maullu. Sondrio non è né Milano né Brescia».
Si parla di politici del Pdl e dell’Udc che chiedono di passare alla Lega. Preoccupato?
«Gli esponenti dell’Udc non si sentono più rappresentati dalla politica dei loro vertici, vengono da noi come vanno alla Lega.

Credo sia indispensabile che l’Udc prenda una decisione a livello nazionale. Non si può fare la battaglia fuori e poi pensare di poter entrare in giunta perché il risultato c’è stato. Di uscite dal Pdl verso la Lega non ho mai sentito parlare».

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