Tutti in fila già un'ora prima dell'inizio. Roba da bagarino. Degno di uno spettacolo. Anzi, di una prima. Così parte l'ultimo consiglio comunale di Rapallo firmato Ezio Armando Capurro. Tutti in fila per l'ultima sfilata istituzionale del sindaco e del consiglio al completo. I rapallini fanno la coda già un'ora prima dell'inizio della riunione prevista per le nove e un quarto di sera. «Ora di inizio della fine», dice qualcuno. Ma il posto per tutti non c'è. Solo 50 fortunati possono assistere, spiegano i vigili agli aspiranti spettatori. Ma tra giornalisti, cameraman, carabinieri (non si sa mai come può andare a finire) e pubblico sono almeno il doppio. Comunque pochi rispetto ai tanti che vogliono assistere all'epilogo di un'amministrazione che, più di ogni altra, ha riempito le pagine dei giornali. Di una storia che ha diviso l'opinione pubblica. Ha distribuito volantini firmati (si pensi al sindaco per difendere, di fronte alla città, se stesso e la sua famiglia dalle accuse di aver svolto una speculazione edilizia a San Michele di Pagana) e anonimi. E su quelli anonimi ce n'è per tutti i gusti e contro tutti. A partire dallo stesso Capurro fino al suo principale avversario politico, l'ex sindaco di Forza Italia, Roberto Bagnasco. Una serie di veleni che hanno diviso il pubblico tra innocentisti e colpevolisti.E qui si apre il toto-sindaco. Il 60 per cento dei consensi (o dei voti, se si preferisce) se lo è già autoassicurato Capurro che ha da tempo anticipato la sua ricandidatura. «Governerò questa città per i prossimi 10 anni». Inutile dire che le previsioni di Capurro non trovano d'accordo tutti. «Non supererà il 10 per cento», scommette Riccardo Cecconi di Rifondazione. Anch'egli probabile candidato.
Sia come sia, alle nove e un quarto spaccate il sindaco fa il suo ingresso nella sala del consiglio. L'imprenditore e professore universitario riempie le aspettative dei presenti. Carattere sanguigno, è il caso di dire, dal giorno della sua inaspettata (visto che ha spiazzato gli schieramenti di destra e sinistra vincendo sul filo di lana al ballottaggio) elezione ha sempre saputo movimentare le riunioni dell'assemblea. E anche della giunta, si dice (visto che quelle si svolgono a porte chiuse). Uno che non te le manda a dire, e che se si arrabbia si sente fin dalla strada. Un vero prepotente, secondo gli avversari. Ma anche per i suoi. «Uno che ha carattere non può che avere un pessimo carattere», è la difesa d'ufficio dell'assessore Paolo Iantorno che per l'occasione cita John Kennedy. Ha tanto carattere che su di lui pesa una denuncia di sequestro per aver trattenuto un cameraman colpevole di averlo ripreso mentre inveiva e lanciava epiteti nei confronti di esponenti dell'opposizione, dell'amministrazione comunale e della sua stessa maggioranza. Ben sapendo come poteva andare a finire la riunione, il presidente del consiglio comunale, Maurizio Roncagliolo, ha aperto la seduta con un appello: «Ricordatevi che vostro dovere è comportarvi civilmente».
Appello raccolto. Il consiglio si lancia in un confronto aspro, pieno di accuse politiche ma sempre nei limiti del decoro. A parte uno scivolone di Capurro con lo stesso Roncagliolo. «Presidente, le ricordo che ha a disposizione 15 minuti per il suo intervento», spiega Roncagliolo al sindaco che ha iniziato a replicare alle contestazioni dei consiglieri. «Presidente un c... Io parlo senza limiti di tempo», è stata la fulminea risposta. E pensare che la riunione è stata indetta per votare una mozione di sfiducia al sindaco. Tra i motivi, il fatto che «le decisioni di governo non sono state partecipate da gran parte dei consiglieri e pertanto le funzioni del consiglio comunale sono andate progressivamente snaturandosi. Il sindaco ha peraltro dimostrato di considerare le sedute del consiglio, in occasione delle quali egli ha sovente tenuto atteggiamenti di sprezzante indifferenza che in alcune occasioni hanno avuto risvolti aggressivi e arroganti, come semplice formalità».
Mercoledì sera, aggressività e arroganza hanno lasciato il posto a toni ragionevoli. Tutto merito della campagna elettorale che è già iniziata. Il via lo ha dato lo stesso sindaco spiegando con minuzia di dettagli i tanti provvedimenti adottati dalla sua amministrazione. Lo ha spiegato al pubblico e ai consiglieri disposti sui banchi a ferro di cavallo. Alla sua destra quelli che lo sostengono.
Un'aria strana, qualcosa di irregolare rompe quell'ordine che si era soliti vedere. Due sedie vuote, ancora riposte sotto i banchi, rompono la compattezza estetica del gruppo della maggioranza. Sono le sedie dei consiglieri della Lega Nord, Alessandro Puggioni e Stefano Foni, che per l'occasione hanno trovato posto dalla parte opposta. Parte il fuoco di fila. L'opposizione che accusa sindaco e maggioranza di non aver saputo governare, di aver disperso un patrimonio elettorale. «Un peccato che grida vendetta in cielo», cita Nietzsche Antonella Canessa del Gabbiano. Si va avanti per 6 ore. Quindici minuti a consigliere. Alle 3 di mattina si parte con le dichiarazioni di voto. Dieci minuti ciascuno. Nessuna fretta, i consiglieri si guadagnano il gettone di presenza fino all'ultimo. Con stakanovistico senso del dovere, si soffermano, spendono tutto il tempo a disposizione per spiegare perché si, perché no. Qualcuno riaccende a tratti il fuoco della polemica. Ma alle quattro inoltrate è oramai un fuoco di paglia. Alle 4.30 Roncagliolo da l'annuncio: è sfiducia. Sindaco, assessori e consiglieri si avviano all'uscita. Le ultime battute, il clima di suspence ha risvegliato gli animi.
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