Tutto Marcorè, dalle canzoni alla fiction con la Litti

Arriva a San Terenzo di Lerici in sella a una Bmw 1200, con tanto di giubbotto da centauro e zaino in spalla e, già, sembra una scena di Tutti pazzi per amore. Certo, mancano il vestito bianco e l’ambientazione paradisiaca, ma il resto della location lericina di Neri Marcorè è perfetto per una fiction: dal protagonista in sella alla moto, per l’appunto, al viaggio avventuroso fra autostrade nebbiose e piovose (sulla Riviera Ligure! in giugno!), al pendolarismo fra Roma, Varigotti dove sta girando una serie con Luciana Littizzetto, Lerici e Parma dove partecipa al Festival della poesia. E, stavolta, ci arriva in treno. Regionale, poetico.
Del resto, Neri è così. Eclettico, imprevedibile, capace di far tutto dando sempre l’impressione di essere perfettamente riposato. Come se fosse un personaggio dei suoi film. E così, l’agenda 2010 è quasi una battaglia navale: si va dalla ripresa del tour teatrale di canzoni in compagnia di Luca Barbarossa, dove la sorpresa è che Neri canta come recita, benissimo; agli spettacoli con il teatro dell’Archivolto di Genova - nei quali l’ha coinvolto il direttore artistico Giorgio Gallione, con cui ha una straordinaria sintonia artistica che li porta a pensare progetti in continuazione - per cui è in tournèe con un Un certo signor G, toccante rilettura di Giorgio Gaber e con Terra Padre di Roberto Saviano. E ancora Fuoriclasse, fiction in cui interpreta il marito di Luciana Littizzetto, un immaturo cronico scappato su un atollo alle Canarie con una donna molto più giovane di lui...E poi, la radio, la televisione, il cinema che torneranno anche l’anno prossimo. Persino Al mercato nell’album di duetti di Claudio Baglioni. E poi i cortometraggi e anche il racconto del suo esame di maturità domani sera alle 21 su Radio24.
Marcorè è quasi un bulimico del palcoscenico. Eppure, quasi, non se ne fa accorgere. E racconta se stesso con una naturalezza assoluta, come un artista per caso: il suo rapporto con i libri («All’ultimo premio Strega ho votato per ultimo, senza sapere che la mia preferenza poteva essere decisiva»), il suo rapporto con gli altri in un duetto con il direttore editoriale della Einaudi Ernesto Franco («a volte le conoscenze con una persona sono come un libro, c’è quello che abbandoni dopo cinque minuti, quello che riprendi in mano dopo anni e quello che ti cambia la vita»), ma anche piccole riflessioni legate ai telefilm della nostra infanzia: «Leggere le disavventure capitate a moltissimi interpreti della Famiglia Bradford o di Arnold, quelle serie che vedevamo tutti, mi colpisce».
Pensieri e parole anche minimaliste, ma mai scontate, banali, gratuite. Non sarebbero possibili in un posto come il parco Shelley di San Terenzo di Lerici: la banchina di fronte ricorda il naufragio del poeta inglese, nella villa a fianco Shelley ha vissuto e sua moglie Mary ha finito il Frankenstein. Insomma, non è come un qualsiasi teatro di un qualsiasi paese.

E nemmeno l’inedito di Ernesto Franco La balena, che porta sul palco in un reading, è un testo qualunque. Parla anche del punto di vista della balena: «Ecco, se tutti ascoltassimo il punto di vista degli altri...». È il riassunto di Marcorè.

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