Roma - Magra consolazione, quel tardivo sondaggio che lo piazza ottavo (dal ventiquattresimo posto dell’edizione 2010) tra i sindaci più popolari d’Italia. A Michele Emiliano il rilevamento di Datamonitor pubblicato ieri ha procurato una stretta al cuore, più che un empito d’orgoglio.
Attorno al primo cittadino di Bari, e alla sua vasca da bagno piena di cozze e spigole omaggio, si è fatto il vuoto; e i primi a scaricarlo sono gli amici. Vatti a fidare degli amici (e dei colleghi magistrati): ieri il prode Luigi De Magistris, che svetta in cima alla classifica dei sindaci («Ma di qui al 2013 vedrete che arriva a pezzi pure lui», scommette un dirigente campano del Pd), lo liquida perfidamente: «Ha la mia solidarietà personale, ma è opportuno che ora chiarisca una vicenda che pare brutta». E la famosa «lista civica nazionale» che i due ex pm volevano lanciare per le prossime politiche con grandi fanfare e l’obiettivo 20%? «Come tutti i progetti politici prescinde dalle singole persone e va avanti», dice ’o sindaco. Tanto che ora a Napoli gira voce che De Magistris stia inciuciando col presidente Pdl della Regione, Stefano Caldoro, anche lui a disagio nel proprio schieramento, per un’operazione più trasversale possibile. D’altronde, chiosa impietosa Paola Concia, deputata Pd eletta in Puglia, «chi di giustizialismo ferisce, di giustizialismo perisce», e Emiliano raccoglie ciò che ha seminato.
Anche Nichi Vendola, che pure passava per il principale sponsor di Emiliano come suo successore alla Regione, quando nel 2013 lui lascerà per guidare Sel alle politiche, ieri pareva assai poco solidale: «Capisco la drammaticità del momento. Un solo consiglio: pancia a terra e lavorare per la città, concentrandosi su un discorso limpido, quello della crescita di Bari. Sarebbe un momento di autocritica». Il messaggio subliminale è chiaro, ed è lo stesso che intonano più o meno in coro anche dal Pd: Emiliano finisca il suo mandato da sindaco, e lasci perdere la regione Puglia. Anche lo scherzoso sms inviato da Pier Luigi Bersani al sindaco («Togli i peli alle cozze e vai avanti!») va letto in questo senso. Il segretario Pd, d’altronde, non ha perdonato a Emiliano di avere, dopo l’incontro del febbraio scorso, millantato un suo via libera alla «lista dei sindaci», che invece Bersani aveva caldamente sconsigliato.
Ora il Pd punta a riprendersi la regione Puglia, dopo la parentesi vendoliana, ma le diverse anime già si dividono: l’ala della ex Margherita che fa riferimento al deputato Gero Grassi è pronta a candidare l’assessore regionale Fabiano Amati, con l’appoggio di una parte dei Ds, e con l’obiettivo di segnare la fine dell’egemonia dalemiana in Puglia. Un pezzo di dalemiani e di Sel, invece, sta tentando di convincere a scendere in pista il senatore Nicola Latorre, che però non ne vuol sapere.
Ieri è arrivato al sindaco anche il de profundis di Repubblica, edizione barese, che pure (si legge in un commento) «ha creduto e sostenuto dall’inizio Emiliano e quella Primavera che con lui stava nascendo». Ora però il giornale di Largo Fochetti parla di ammissioni di responsabilità arrivate «troppo tardi», rinfaccia al sindaco l’ «arroganza» con cui «ha calpestato tutti: persone, giornali e partiti. Compreso il suo», e comprese par di capire le cronache baresi di Repubblica. Quanto alla regione, il quotidiano vede «pesanti nubi» all’orizzonte del sindaco. Cui resta, per ora, la solidarietà de Il Fatto, che ieri denunciava nientemeno che l’uso politico delle inchieste giudiziarie, sottolineando che Emiliano «non è neanche indagato», e che le rivelazioni giudiziarie servono più che altro al Pd e a Sel per liberarsi di un concorrente sgradito.
Ma lui - cozze o non cozze - non mollerà, assicura il giornale travagliesco, e se non risulterà indagato la «lista civica» la farà eccome. Resta da vedere come si metterà il Fatto, ora che è arrivato il veto di De Magistris.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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