Tutto quello che il governo non vi dice sul Tfr

Una corsa contro il tempo per superare le lacune informative sul Tfr denunciate da economisti e specialisti. E per dare attuazione alla riforma della previdenza integrativa

Tutto quello che il governo non vi dice sul Tfr

Roma - Una corsa contro il tempo per superare le lacune informative sul Tfr denunciate dagli economisti (ultime in ordine di tempo quelle messe in luce da Lavoce.info) e specialisti del settore. E per dare attuazione alla riforma della previdenza integrativa che è entrata in vigore - accusa il centrodestra - lasciando le aziende al buio. Mancano i decreti attuativi. «Il nostro obiettivo è di arrivare entro il 20 gennaio», ha assicurato il ministro del Lavoro Cesare Damiano in una affollatissima conferenza stampa convocata proprio per chiarire i molti punti oscuri del lancio anticipato delle pensioni integrative. A partire da metà gennaio partiranno degli spot televisivi. Un’altra tappa della campagna di informazione che per il momento conta soprattutto sul sito www.tfr.gov.it.
Una scelta entro luglio. Intanto il conto alla rovescia è già iniziato. Restano ancora sei mesi per valutare i pro e i contro, poi i lavoratori del privato (per i dipendenti pubblici si sta ancora studiando una soluzione) dovranno decidere cosa fare delle quote del trattamento di fine rapporto che fino ad oggi restavano in azienda. A partire da luglio il Tfr potrà essere utilizzato per finanziare un fondo pensione destinato a integrare la pensione pubblica. L’obiettivo lo ha ricordato ieri Damiano e consiste nel portare la percentuale dei lavoratori dipendenti che hanno aderito ai fondi pensione dall’attuale 13 per cento al 40 per cento. E la speranza, ha aggiunto il ministro, è che aderiscano soprattutto i giovani, che si stanno mostrando i meno interessati alla previdenza integrativa, ma che sono anche i soggetti destinati ad avere le rendite più basse.
Silenzio-assenso. La vera novità della riforma del Tfr serve proprio a favorire i fondi «negoziali», quelli raccolti da rappresentanti dei datori e dei lavoratori. Se il lavoratore non comunicherà nessuna scelta alla propria azienda entro il 30 giugno 2007 (o dopo sei mesi dall’assunzione) il Tfr sarà conferito al fondo di previdenza di categoria.
Le quote all’Inps. Se il lavoratore non vorrà destinare il Tfr alla previdenza complementare dovrà quindi comunicarlo. Le alternative sono due. Nel caso di aziende con meno di 50 dipendenti, le quote potranno restare in mano al datore fino alla fine del rapporto di lavoro. Per le quote raccolte nelle aziende sopra quella soglia il governo di centrosinistra ha scelto una destinazione che ha suscitato perplessità e proteste. Il Tfr «optato» delle medie e grandi imprese andrà in un fondo della tesoreria dello Stato costituito presso l’Inps. Per il lavoratore, assicura il governo, non cambierà niente.
Scelta irreversibile. La corsia preferenziale data ai fondi è dimostrata dal fatto che non sarà revocabile la scelta di affidare il Tfr maturando alla previdenza integrativa. Al contrario, chi ha scelto di lasciarlo all’Inps o all’azienda potrà in qualunque momento decidere di spostarlo sui fondi.
Fondi individuali. Il lavoratore potrà anche rivolgersi al mercato conferendo il trattamento di fine rapporto a prodotti di mercato, purché la scelta sia esplicitata e i fondi siano autorizzati dalla Covip. Si potrà cambiare fondo, ma solo dopo due anni di versamenti. In tutti i casi sarà possibile usufruire degli stessi diritti previsti oggi, come gli anticipi per cure mediche o per l’acquisto di una casa.
I prossimi sei mesi. Tra i punti oscuri che il ministero ha cercato di chiarire ci sono i tempi e le modalità del conferimento del Tfr. Nel caso in cui il lavoratore, a prescindere dal numero di dipendenti dell'azienda, aderisca al fondo il primo aprile, il Tfr sarà versato solo dal primo luglio 2007, e i sei mesi precedenti restano in azienda. Nel caso in cui invece il lavoratore decida di lasciare il Tfr in azienda e l'impresa ha almeno 50 addetti il conferimento al fondo Inps scatterà dal primo gennaio.
Una deroga per le colf. Non è stato invece deciso nulla di definitivo a proposito dei collaboratori familiari.

I tecnici del ministero hanno però fatto capire che potrebbero essere esclusi dal meccanismo del silenzio assenso. Per le famiglie sparirebbe quindi l'obbligo, in assenza di decisione delle colf, di versare il Tfr al fondo residuale presso l'Inps, quello destinato alle categorie che non ne hanno ancora uno proprio.

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