Una tv targata Pd con i soldi per le librerie

da Roma

Prendete un locale alla moda in uno dei quartieri della movida romana, una tv dal nome omerico, un bando comunale di cui Walter Veltroni si è vantato per provare il suo impegno verso le periferie. Amalgamate questi ingredienti e otterrete una storia poco compatibile con la celebrazione dei fasti veltroniani. Tutto comincia nel 2003, quando il dipartimento Autopromozione sociale del Campidoglio finanzia con un bando «l’apertura di librerie in aree di degrado urbano». Tra i venti progetti vincenti c’è anche «Il caffè letterario», che si porta a casa 49.968,00 euro su un massimo finanziabile di 50mila.
La finalità del Campidoglio è esplicita: portare cultura in periferia. «Vogliamo permettere ai cittadini di avere i libri senza andare per forza in centro», spiega Veltroni. E il bando parla chiaro, stanziando fondi per «dare maggior rilievo alla libreria intesa come punto di acquisto di prodotti editoriali a stampa e audiovisivi, nonché di tutti quei prodotti che sono connessi al tempo libero e ai consumi evoluti». Rispetto alle premesse social-culturali del Campidoglio, la storia del Caffè Letterario appare però anomala. Intanto perché la sua sede (1000 metri quadri in via Ostiense, a due passi dalla Piramide Cestia) non è esattamente in una «zona degradata». Se fosse in periferia, secondo i regolamenti comunali, con quella metratura dovrebbe avere un parcheggio per i clienti. Se fosse in centro potrebbe derogare, ma non sarebbe «periferica».
Ma tant’è, il progetto, come detto, si aggiudica il bando. E prima dell’inaugurazione della «libreria», nei locali, grazie a un contratto di servizio, si insedia Nessuno Tv, canale satellitare diretto da Claudio Caprara e legato a doppio filo al Pd, che prende fondi pubblici (4,2 milioni di euro nel 2007) come organo del movimento politico «Ulisse», i cui referenti in Parlamento sono i «piddini» Giorgio Tonini e Luigi Zanda. Quando nel 2005 il Caffè Letterario apre i battenti, la presenza di una tv è un vanto in più per questo «spazio interculturale» che sembra puntare su un target molto high society. Il locale, dal design molto curato, diventa una vetrina per presentazioni di libri, eventi e feste: nel grande open space sfilano Piero Fassino, Alfonso Pecoraro Scanio, Giovanna Melandri, Chicco Testa. Pure Veltroni sceglie il Caffè per presentare «La scoperta dell’alba». Chissà se nell’occasione il leader del Pd si è accorto che in quella libreria, che da sindaco aveva finanziato, la vendita di prodotti editoriali non pare il core business del locale.
Solo in un angolo del Caffè ci sono scaffali e qualche decina di libri. Abbiamo fatto un «test d’acquisto», ma non ci hanno rilasciato lo scontrino. Forse è una deroga concessa alle «librerie di periferia». Qui il regolamento comunale secondo il quale le librerie possono dedicare piccoli spazi (mai più del 20 per cento) alla somministrazione di cibi e bevande, è rovesciato. Oltre ai locali della redazione tv e al soppalco con la regia (vista l’altezza ridotta, vien da nutrire qualche dubbio sull’abitabilità), domina la scena il bancone-bar. Nonostante il sito web del locale si spinga a definirsi «una libreria in cui i libri si consultano seduti in un divano», un cartello proibisce di «spostare i volumi dagli scaffali». Insomma, a voler essere generosi, è lo sguarnito «book-corner» che sembra ospite accessorio del «Caffè», non viceversa. Se per Veltroni questo locale, perfetto per gli «eventi» o per una serata divertente tra amici, è una «libreria di periferia», c’è da restare perplessi. E non è finita.

Presto il Caffè Letterario ospiterà anche la biblioteca comunale di quartiere. Quello tra drink, feste e silenziosa concentrazione sembra un matrimonio impossibile? Forse. Ma per dirla ancora col vecchio sindaco, «si può fare».

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