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"Mi è mancato il bidet". L'ipocondriaco Dario Vergassola a Pechino Express

Il comico Dario Vergassola protagonista a "Pechino Express" con la figlia Caterina: tra l'esperienza in Asia e il politicamente corretto, la nostra intervista

"Mi è mancato il bidet". L'ipocondriaco Dario Vergassola a Pechino Express

Comico, cantautore, scrittore, teorico della sfiga e anche patofobo. Dario Vergassola è uno dei grandi protagonisti della nuova edizione di “Pechino Express”, in onda ogni giovedì su Sky e in streaming su Now. L’artista genovese forma con la figlia Caterina la coppia degli Ipocondriaci e già nella prima puntata non sono mancati i siparietti virali sui social.

Perche ha deciso di accettare questa sfida?

“Perché ci hanno pagato, da liguri… A parte gli scherzi, a mia figlia piaceva molto il programma, mentre io ero meno attratto. Quando ci hanno contattato, l’abbiamo presa molto sul ridere e abbiamo cercato di essere più normali possibili, non eravamo molto predisposti. Questo nostro modo di essere un po’ ipocondriaci e ansiosi ha acceso l’interesse di questa banda di squilibrati (ride, ndr). L’abbiamo tirata un po’ per le lunghe fino a quando non potevamo più dire di no. Fino all’ultimo io non ho dormito, ma poi alla fine siamo partiti”.

Questo è il secondo viaggio da adulti fatto insieme a sua figlia…

“È stata una bella esperienza da quel punto di vista. Il nostro rapporto è privo di traumi, è di una banale normalità, ma ad avercene! Quando non succede niente significa che va tutto bene. Con Caterina è stato bello, perché non ho mai passato così tanto tempo con lei da quando è grande. È stato carino, anche se devi combattere con serpenti e cinghiali: è stato un momento intimo, a prescindere dalla presenza delle telecamere”.

Dario e Caterina Vergassola

Da ipocondriaco è stata un’esperienza dura…

“Ma se lo rifanno in Svizzera o in Austria lo rifaccio volentieri!”.

Qual è la cosa che le è mancata di più durante il viaggio?

“L’acqua! Noi, da buoni ansiosi, avevamo le salviettine, ma la parte igienico-sanitaria è carente in quei Paesi. Quando sono tornato a casa ho riabbracciato quella divinità che si chiama bidet, dove metterò le ghirlande di fiori e farò le preghiere. Mia figlia ha fatto un quadro con la cartina della prima puntata di ‘Pechino Express’ e lo abbiamo messo in bagno, sopra il lavandino”.

Anche a “Pechino Express” ha brillato la sua comicità tagliente e imprevedibile. Che ne pensa dell’ormai imperante politicamente corretto?

“Siamo tutti un po’ orfani. Diventa quasi limitante, a volte un po’ ridicolo. Io le battute ciniche le riporto sempre su di me, ma la gente deve avere la libertà di dire tutto quello che vuole, pagandone le possibili conseguenze: se faccio cinque battute di fila che non fanno ridere nessuno, ho finito di fare le serate. Ma se le battute sono intelligenti, caustiche e non maligne, anche su temi non belli, vanno fatte. Non si fa comicità contro nessuno, le battute si sono sempre fatte: anche in politica, sono state fatte su Berlusconi, su Conte e ora sulla Schlein. Io sono basso, mi è sempre stato detto per tutta la vita. Ma oggi non si possono più utilizzare termini come basso o grasso… Se c’è uno di colore che fa il re d’Inghilterra di Shakespeare, è bravo e lo può fare, io son d’accordo. Però se io sono bravo e lo posso fare, voglio fare il re dei vichinghi. Perché no? Se tutto è possibile… Mi ci vedo, con la pancia e pelato in mezzo ai vichinghi: lo trasformiamo in Obelix (ride, ndr)”.

Dario e Caterina Vergassola 2

Le sue interviste taglienti a Zelig oggi si possono ancora fare?

“Io credo di sì. Perché funziona come con il proibizionismo: più cercando di non farti fare le cose, più le fai. Ma deve scattare l’idea della risata, perché altrimenti è solo cattiveria pura e diventa una stupidaggine che non serve a nessuno. A ‘Only Fun – Comico show’ ho intervistato così Elettra Lamborghini, Trentalance… L’ho fatto anche con i politici e con i calciatori, ma il concetto deve essere chiaro: un conto è una cosa cattiva, un conto è una cosa che fa ridere”.

Recentemente è scomparso Maurizio Costanzo, lei è una delle sue tante scoperte…

“Ho cercato di non parlarne. Mi hanno chiamato in tanti subito dopo la sua scomparsa, ma a me la tv del dolore non piace. L’unico messaggio che ho mandato, l’ho mandato al figlio. Ora ne parlo volentieri: in lui ho trovato grande curiosità, soprattutto sul cazzeggio, che per me è un’arte. Era un grande intellettuale, ma aveva anche una vena da bar: rideva per le belinate, come facciamo noi. Quando le cose si facevano troppo serie, mi guardava e mi dava un cenno per dare tre-quattro colpi. E su alcune battute ridevamo solo io e lui e basta. Lo dico sempre: io sto a Maurizio Costanzo come Paolo Brosio sta a Medjugorje, mi ha miracolato lui”.

Progetti per il futuro?

“Sono in giro con David Riondino per la ripresa dello spettacolo ‘La traviata delle camelie’, dove con tre musicisti e una soprano raccontiamo cosa c’è dietro l’opera di Verdi con un po’ di cazzeggio. Poi sto organizzando la seconda edizione del festival ‘Un mare di discorsi’ alle Cinque Terre, dove mi diverto come un matto a intervistare tutti quelli che vengono. E poi faccio cose in giro, sto scrivendo anche un libro sulla Liguria… Come dice mia moglie: ‘Finchè non se ne accorgono, te va!’”.

Pechino Express è uno show Sky Original prodotto da Banijay Italia.

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