Ubi cambia pelle sul territorio Ma sul «mini bancone» è rebus

Victor Massiah interviene sull’ossatura commerciale di Ubi Banca mettendo in moto dal primo di agosto le 46 «Direzioni di territorio», distribuite tra le otto banche reti. Si tratta delle nuove strutture destinate a seguire in orizzontale la clientela, così da migliorare l’incisività della politica creditizia e commerciale del gruppo, anche grazie all’azione di altrettanti «proconsoli»: questa mattina la direzione commerciale della holding ha chiamato a raccolta i responsabili delle controllate per tarare meccanismi ed equilibri tra centro e periferia. Il mini-riassetto è incardinato nell’attuale piano industriale, ma la vera sfida per il gruppo rimane il salto verso la «Banca Unica», già varata dagli avversari del Banco Popolare.
Ieri il presidente Emilio Zanetti ha preso le distanze da Verona, ribadendo a Radiocor la validità del modello federale adottato da Ubi e l’assetto di governance duale: «Crediamo che le singole banche abbiano una forte presa sul territorio e quindi lo confermiamo», ha detto il banchiere che ha dato i natali a Ubi insieme a Corrado Faissola. In realtà sebbene l’idea sia ancora embrionale, alcuni manager a stretto contatto con l’ad Victor Massiah sussurrano che il gruppo dovrà perlomeno riservare una decisa sforbiciata alle banche reti, per dimezzarle a quattro. In sostanza una «semi-Banca unica» o un modello federale semplificato che consenta di ridurre i costi di governance oggi richiesti dai cda e dalle strutture delle banche reti. Con ogni probabilità il riassetto sarà però affrontato solo dopo il ricambio al vertice del 2013, quando scadono entrambi i consigli ed è atteso un passo indietro di Zanetti e Faissola; possibile poi la promozione alla direzione generale di Francesco Iorio (ex braccio destro di Giampiero Auletta Armenise) o di Elvio Sonnino (legato a Massiah e uomo di fiducia del vice presidente Flavio Pizzini) al posto di Graziano Caldiani, a cui sarebbe riservata un’altra poltrona di vertice.
Il fronte più difficile da abbattere per l’eventuale «semi-Banca Unica» sono le invidie locali, ma l’idea sarebbe creare 4 strutture «a nuovo» con una serie di fusioni per incorporazione: Banca di Bergamo (dalle nozze tra Popolare Bergamo e Comindustria), Banco di Brescia (incorporando la Banca di Valle Camonica); Banca Regionale Europea (con il Banco di San Giorgio); Banca del Centro Sud (unendo Popolare di Ancona a Carime). In parallelo scatterebbe la razionalizzazione degli sportelli (per le aree di Milano, Roma, Brescia, Bergamo) e degli esuberi. Sebbene al momento nulla sia deciso, l’eventuale riassetto sta rimbalzando come un’eco tra le pareti del quartier generale di Brescia e di quello di Bergamo, mentre le cordate storiche si preparano alla battaglia per il futuro assetto di comando. In particolare alla direzione generale delle nuove banche reti potrebbero ambire Rossella Leidi, Nunzio Tartaglia, Roberto Tonizzo e Riccardo Barbarini.

L’autunno dovrebbe comunque portare un assestamento alla direzione commerciale del gruppo (forse con Luca Monti, oggi capo del Corporate, o con Giuseppe Masnaga, direttore generale della Bergamo) oltre che nelle aree tecniche e di staff.

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