Uccisa perché rendeva troppo poco. Uccisa perché alle due di notte aveva deciso di rientrare a casa, di smettere di battere sul marciapiede. Così è finita la vita di Violeta, una ragazza di 20 anni, rumena, arrivata da pochi mesi a Genova.
Probabile che sia arrivata con tante promesse e la speranza di una vita migliore nel nostro Paese e, come ormai vuole la consuetudine in vicende sempre più spesso alle cronache dei giorni nostri, si sia ritrovata sbattuta sul marciapiede. Nella notte tra martedì e mercoledì la sua vita si è spenta del tutto: massacrata a calci e pugni dal suo convivente che le ha spezzato il collo. Così è morta Violeta. Ad ucciderla è stato Gheorge Tanasa, 30 anni, suo connazionale e protettore, arrestato degli agenti delle Volanti e della Squadra mobile, coordinati dal questore Salvatore Presenti, con laccusa di omicidio. Tanasa è stato arrestato poche ore dopo il delitto e interrogato dal pubblico ministero Paola Calleri e dagli inquirenti ha subito ammesso le sue responsabilità: «Volevo solo darle una lezione» ha detto ai poliziotti.
Lomicidio è avvenuto la scorsa notte in unex portineria, in via Tommaso Invrea, alla Foce dove, oltre a Violeta e al suo protettore, vivono altre due coppie di connazionali, unamica e un bambino di tre anni.
Quando è avvenuto lomicidio erano tutti in casa ed è stato uno dei coinquilini a chiamare il 118. Arrivati sul posto, gli agenti hanno trovato Violeta già morta. La dinamica dellomicidio è già stata chiarita nelle sue linee generali anche se le indagini sono ancora in corso.
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