Alessia Marani
da Roma
Il corpo raggomitolato su se stesso, la testa, recisa di netto, rotolata sullasfalto qualche metro dietro sotto un muro di cemento che delimita la piazzola dal cortile di una scuola elementare.
Uno scenario raccapricciante per un giallo che da ieri allalba attanaglia la Capitale, ma che presto potrebbe essere dissolto. Storia del truce assassinio di una donna sui 40-45 anni detà, il cui cadavere col capo mozzato è stato ritrovato verso le 6,25 di ieri in una stazione di servizio della «Total» sulla via Casilina, nel popolare quartiere di Tor Bellamonaca.
Maglietta azzurra, pantaloni blu e scarpe nere basse, la poveretta deve avere lottato fino alla fine contro il suo carnefice prima di piegarsi allorrendo epilogo. Come spiega agli inquirenti il medico legale arrivato sul posto per un primo esame sul corpo: «Decesso risalente a poco prima del ritrovamento, diverse coltellate inferte, una più profonda, mortale, al petto. Un dito ferito da una lama tagliente e vari tagli sul palmo delle mani e sullavambraccio, segno della difesa opposta».
Niente documenti al seguito, ma un cellulare e un mazzo di chiavi, forse di un appartamento, dai quali gli investigatori della squadra mobile stanno cercando di risalire alla soluzione del rebus. Repertando anche coi colleghi della scientifica ogni elemento che possa tornare utile per inchiodare il presunto assassino alle sue responsabilità. Come i mozziconi di sigaretta (di due marche diverse) ripescati ai piedi del cadavere, o la dentiera della donna spaccata probabilmente durante la colluttazione, infine larma, una baionetta ancora custodita in un fodero mimetico militare scovato sotto un albero a una ventina di metri di distanza e ancora sporco di sangue. Una lama lunga 20 centimetri, probabilmente la stessa utilizzata dallomicida per sgozzare la vittima quandera già morta.
Nessun abitante della zona sembra abbia sentito o visto nulla. A trovare il cadavere è stato Mauro Carucci, vigile urbano di pattuglia per il controllo dei mercati rionali col collega Serafino Serafini. «Stavamo passando lungo la Casilina - racconta - quando abbiamo visto il gestore della pompa di benzina sbracciarsi verso di noi. Ha attirato subito la nostra attenzione, così ci siamo fermati. Allinizio pensavamo che quella donna stesse dormendo, poi dietro il gabbiotto vicino al montacarichi la terribile visione». Gli agenti avvertono il 113. Sul posto piombano le volanti della sezione omicidi della Questura. «Gestisco questa pompa da 55 anni - dice il titolare, 70 anni -, mi aiutano i miei tre generi. Una cosa simile non lavrei mai detta. Non è mai successo niente di preoccupante qui. Certo il posto è buio ed è facile nascondersi di notte».
«Dallabbigliamento escludiamo che possa essere una prostituta, né crediamo si tratti di una tossicodipendente - spiega il capo della mobile, Alberto Intini -. Potrebbe essere italiana».
Al riscontro Asis, la banca dati delle impronte digitali, la vittima non risulta. Vale a dire che era incensurata. Con lassassino, forse, aveva un appuntamento. Poi la lite, magari sfociata per motivi passionali, e quindi la morte. E un giallo nel giallo. Uccisa nello stesso posto del ritrovamento, oppure torturata e ammazzata altrove e, quindi, scaricata sulla Casilina? Il corpo della donna non era rigido, ma come appoggiato sullasfalto. Ai piedi aveva le scarpe ma non i calzini. E per essere uscita nel cuore della notte o, comunque, molto presto, non indossava nemmeno un giubbino.
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