Uccisa dai fidanzatini solo per una bugia Lorena non era incinta

La quattordicenne di Niscemi fu violentata prima di essere strangolata e gettata in un pozzo. Dopo le indagini salta fuori la verità

Uccisa dai fidanzatini 
solo per una bugia 
Lorena non era incinta

Natale Bruno 

Caltanissetta - Violentata, strangolata con un cavo e gettata in fondo ad un pozzo per una bugia. Lorena Cultraro, la studentessa quattordicenne di Niscemi, uccisa da tre ragazzini di poco più grandi, non era incinta.

La verità salta fuori dalle indagini, approfondite, che la procura presso il tribunale dei minori di Catania ha fatto fare ai medici legali, subito dopo avere ritrovato alla periferia del paese, il corpo privo di vita della giovane. Il 13 maggio scorso.

Lo scenario della terribile fine della quattordicenne siciliana adesso viene fuori in maniera inesorabile. Lei che accusa gli amichetti con cui aveva avuto rapporti sessuali: «Uno di voi è il padre del bimbo che aspetto», aveva ripetuto, «adesso dovete prendervi le vostre responsabilità». I ragazzi terrorizzati per una gravidanza non voluta che si trasformano in mostri. Uno di loro, il più grande che ordina con un messaggino telefonico agli altri due compagni l'eliminazione fisica della ragazza, non prima però dell'ultima bravata. L'ultima violenza nel casolare diroccato alla periferia di Niscemi. L'alcova di tanti incontri con Lorena.

Adesso tutto è più chiaro: Lorena Cultraro paradossalmente è rimasta vittima di una sua bugia. Quella di avere detto ai tre ragazzi di essere incinta e che uno dei tre fosse il padre. Ma forse neanche la ragazza era a conoscenza della verità. Un ritardo del ciclo aveva preoccupato la giovanissima, tanto che si era sottoposta ad un test di gravidanza «fai da te» qualche giorno prima di essere uccisa. E che del suo stato aveva parlato con una zia.

Stenta a credere alla notizia il padre di Lorena, l'imbianchino ignaro di tutto che per quindici giorni aveva battuto in lungo e in largo Niscemi e i paesi vicini per cercare la figlia scomparsa nel nulla. Prima del ritrovamento da parte di un contadino del cadavere della ragazza legato e gettato in un pozzo. «Mi hanno detto che la verità su Lorena si saprà solo a settembre - ripete - e comunque a me questo ormai interessa poco. La cosa terribile è che mia figlia non c'è più. Resta però l'amarezza per avere infangato mia figlia, sostenendo che fosse incinta».

Giuseppe Cultraro se la prende con i giornalisti. Un mese fa, poco prima che il medico legale Francesca Berlich ultimasse di esaminare gli esami di laboratorio per verificare lo stato di gravidanza, il caso di Lorena era nuovamente finito sui giornali. «Lorena era incinta»: aveva scritto il quotidiano locale, ripreso poi da tv e carta stampata. Non era vero, e la Procura per i minorenni aveva smentito la notizia ed aveva trasmesso gli atti a Caltanissetta per valutare se vi fossero estremi di reato nella fuga di questa notizia fasulla.

Il particolare che la ragazza non fosse in attesa di un bimbo, non cambia di molto la posizione processuale dei tre ragazzi arrestati con l'accusa pesantissima di omicidio volontario e soppressione di cadavere. I tre giovanissimi assassini, Alessandro A. di 17 anni, Domenico D. M. di 16 e Giuseppe S.

di 15 vennero fermati dai carabinieri due settimane dopo il delitto e durante lunghi interrogatori ammisero di avere picchiato e poi strangolato con un cavo della televisione dopo un rapporto sessuale di gruppo la giovane che li accusava di averla messa incinta.

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