Accusato di aver ucciso 28 persone, dopo 17 anni di carcere e 5 tra obbligo di firma e affido in prova, vale a dire in tutto sette mesi per omicidio, Marco Furlan, 50 anni, ha ieri definitivamente chiuso il suo conto con la giustizia. Rimarrà con ogni probabilità a Milano, dove ha trovato un lavoro e un «affetto», elementi che hanno indotto i giudici a lasciarlo libero. Raggiungendo così Wolfgang Abel, 51 anni, insieme al quale aveva creato il gruppo nazista «Ludwig» con cui eliminare omosessuali, prostitute, tossicodipendenti e in genere persone amorali.
Una scia di sangue iniziata nel 1977 con luccisione di un senza tetto e conclusa nel 1984 quando il personale di sicurezza di una discoteca li bloccò mentre stavano cercando di appiccare fuoco al locale. In mezzo feroci altri feroci omicidi compiuti con pugnali, sbarre di ferro, mazze ma soprattutto il fuoco, con cui bruciarono un cinema porno di Milano e due discoteche ad Amsterdam e Monaco.
Furlan figlio del primario del centro ustionati dellOspedale Civile Maggiore, e Abel, figlio del consigliere delegato di una compagnia assicurativa tedesca, vivevano a Verona. Erano soliti frequentare piazza Vittorio Veneto di Borgo Trento, luogo di incontro di elementi di estrema destra come piazza Euclide ai Parioli di Roma o piazza San Babila di Milano. Qui maturarono lidea di «ripulire il mondo».
Arrestati e condannati a soli 27 anni, in virtù di un parziale vizio di mente riconosciuto a entrambi, in carcere le loro strade si divisero: Furlan ammise i propri delitti dichiarandosi pentito, mentre Abel si è sempre dichiarato innocente. Abel, scontati 23 anni, è tornato in libertà nel gennaio del 2009, dopo aver passato gli ultimi due ai domiciliari a casa dei genitori nel veronese. Furlan invece, dopo quattro anni di latitanza, nel 95 finì in cella e uscì per la prima volta due fa, quando fu messo in prova ai servizi sociali.
Il superamento dei suoi problemi psicologici, il buon reinserimento sociale e il comportamento positivo durante il periodo della libertà vigilata hanno ora convinto il giudice di sorveglianza Cristina Ceffa, a concedergli in pratica la libertà definitiva. Il giudice, basandosi anche sulle relazioni degli educatori e dei criminologi, ha rilevato «il positivo percorso di rielaborazione delle ragioni alla base dei reati». Visto poi lesito positivo dellaffidamento in prova ai servizi sociali e dei permessi per buona condotta, appare concreto il suo reinserimento sociale. In questi anni infatti ha conseguito la laurea in ingegneria informatica, ottenuto un lavoro in una azienda del settore e ha un rapporto affettivo consolidato.
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