Uccise il patrigno che l’aveva violentato: assolto

Prosciolto anche il complice. Insieme massacrarono pure la moglie del pedofilo

Alberto Toscano

Hanno ucciso, ma sono innocenti. Questo il verdetto emesso ieri dalla Corte d'assise di Bruxelles a carico di due giovani belgi: David Bouchat, 26 anni e il suo amico, nonché complice, Sebastien Leonard, 29 anni. Avevano confessato di aver ucciso, nel dicembre 2004, Christian Malot, 59 anni: da bambino, David aveva subito a più riprese sevizie da parte dell’uomo.
E il verdetto arriva nello stesso giorno in cui il Belgio ricorda il decimo anniversario della «marcia bianca», quando 300mila persone, con alla testa i genitori delle vittime del pedofilo Marc Dutroux, sfilarono per le vie di Bruxelles per ricordare i bambini violentati o scomparsi.
Dodici giurati hanno discusso per due ore e mezzo prima di accogliere le tesi «giustificazioniste» formulate sia dalla difesa sia dall'accusa al termine di un processo durato due settimane. «È come se lo Stato belga si sentisse colpevole per aver affidato a una coppia di sadici un bambino privo di famiglia», dice un giornalista che ha seguito da vicino questo processo.
David aveva 5 anni quando venne affidato alla custodia di Christian Malot e di sua moglie Andree Vandend Bossche. Per lui fu l’inizio di un atroce calvario, visto che l’uomo lo sottopose a una raffica di violenze sessuali e la donna non fece nulla per mettere fine a quella situazione, assistendo anzi compiaciuta alle sevizie. Malot, perdipiù, era già stato oggetto di accuse relative alla pedofilia.
L’uomo fu ucciso, insieme alla moglie, 61 anni, nella sua casa di Heikruis, località fiamminga poco distante da Bruxelles, la notte dell' 11 dicembre 2004, al termine di un’accesa discussione in cui David, accompagnato dal suo amico Sebastien, chiedeva ancora al padrino spiegazioni su quell'infanzia violata. Malot fu prima aggredito in modo maldestro con un ferro da stiro e un bastone, poi ucciso a coltellate da Sebastien Leonard che riservò lo stesso trattamento anche alla donna. Per finire, i due giovani dettero alle fiamme la casa.
«Questo crimine non sarebbe mai avvenuto se David Bouchat non avesse subito violenze da cui è stato marcato per tutta la propria vita», ha detto nella propria arringa, trasformandosi in difensore, il pm dell’accusa Luc de Vidts che aveva invocato per i due giovani l'applicazione dell'articolo 71 del Codice penale belga assolvendoli per aver agito sotto un impulso che ha fatto perdere loro il libero arbitrio.
Parte dei media belgi adesso s'interroga sul fatto che la sentenza di ieri a carico dei due giovani, originari di Anversa, possa o no costituire un precedente.

Secondo accusa e difesa, in questo caso schieratesi sulla stessa linea, i due giovani agirono sulla base di una «forza irrefrenabile», mettendo fine alla vita di un «mostro». Ancora una volta ci si chiede se la tesi della «forza irrefrenabile» possa valere anche per Sebastien, che non aveva subito direttamente la ferocia dei coniugi Malot.

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