Uccisi in casa, il killer era di famiglia

È stata rinviata a domani mattina l’autopsia, inizialmente prevista per ieri, sui corpi dei due anziani uccisi nella loro villetta di via Adige 23 a Vimercate. Un esame da cui gli investigatori si attendono molto, innanzitutto di poter circoscrivere l’ora del delitto e di conseguenza anche la rosa dei sospettati. Un elenco in cui in queste ore sono entrati anche alcuni conoscenti della donna, ex badante argentina diventata poi compagna della vittima. Mentre proseguono le solite attività tecniche che comprendono analisi delle telecamere, dei cellulari agganciati in zona ma anche le prime intercettazioni telefoniche e ambientali.
Molti indizi infatti portano a escludere che Antonio Campanini, 81 anni, e Azucena Moreno Laino, 78, siano stati uccisi nel corso di una rapina finita male. Porte e finestre sono intatte e nulla risulta rubato nulla nell’abitazione, compresi i 1.600 euro trovati dai carabinieri. Un particolare che fa tirare un sospiro di sollievo in paese dove all’inizio si era temuto l’incursione di una temuta «banda delle villette». Anche la Brianza infatti negli anni scorsi è stata martellata dalle scorribande di criminali senza scrupoli che non esitavano a massacrare le loro vittime.
«È stata ovviamente la prima cosa che ho pensato - ammette Paolo Brambilla, sindaco di Vimercate -. Facendomi carico delle paure dei miei concittadini, ho incontrato i carabinieri per capire in quale contesto si potesse inquadrare il delitto. E gli investigatori, pur tra mille cautele, mi hanno tranquillizzato, spiegandomi come l’aggressione fosse con ogni probabilità maturata nell’ambito delle strette relazioni delle vittime. Infatti, oltre a non avere rubato nulla, l’assassino è entrato in casa con il benestare delle vittime o addirittura aveva le chiavi di casa».
Un punto fermo nelle indagini dunque è che i due anziani siano stati uccisi da un parente o un amico, sicuramente un conoscente. Resta da chiarire quando e come ed erano proprio le risposte attese ieri dall’autopsia, rinviata però a domani. La coppia infatti è stata vista viva l’ultima volta dal massaggiatore che dopo la consueta terapia fatta a Campanini, ha lasciato la casa alle 18.30. Mentre i corpi dei due anziani, uccisi con dei colpi al capo, sono stati trovati mercoledì attorno alle 14. Poter circoscrivere l’orario della morte significa cominciare a escludere alcuni sospettati, o viceversa approfondire i controlli sui numeri di cellulare agganciati dalla cella di via Adige 23. Molto importante anche capire quale arma sia stata usata. In casa non è stato trovato alcun oggetto sporco di sangue o compatibile con l’aggressione. Segno che l’assassino l’ha portato via con se. Resta da capire se il killer fosse arrivato già «armato» o abbia usato qualcosa capitatogli sotto mano. Per questo i carabinieri hanno chiesto ai figli della vittima per verificare se in casa manchi qualcosa.
In queste ora gli inquirenti stanno finendo di stilare l’elenco di tutte le persone che potessero avere qualche interesse dalla morte degli anziani. La prime attenzioni sono puntate sulla personalità di Campanini, ingegnere da 30 anni attivo nel settore immobiliare, tra direzioni lavori, lottizzazioni e intermediazioni immobiliari. Professionista piuttosto abbiente, se non ricco, in questi anni l’uomo ha girato svariati milioni, concludendo importanti affari. Forse qualche cliente ha ritenuto di essere stato truffato e ha voluto vendicarsi, forse qualche socio non ha voluto dividere i guadagni delle ultime compravendite.

Queste le piste principali, ma non si esclude la cerchia di amicizie e parentele di Moreno Laino, l’argentina prima badante dell’ingegnere, costretto su una sedia a rotelle da un paio di ictus, poi sua compagna. Per questo i primi sospettati sarebbero stati messi sotto intercettazione telefonica e ambientale, sperando in una parola di troppo.

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