Uccisi nove neonati, arrestata la mamma

Non ha ancora confessato ma è già accusata di pluriomicidio

Uccisi nove neonati, arrestata la mamma

Federica Artina

Nessuno poteva sospettare di lei. Non di una madre di quattro figli, vent’anni il più grande e un anno e mezzo il più piccolo. Viveva con la sua, di madre, e una sorella. Era disoccupata, certo, ma quei figli li sfamava e li accudiva, anche dopo essere rimasta sola in seguito al divorzio dal marito. Nessuno, ora, riesce a crederci. Nessuno si capacita di come lei, 39 anni, dal 1988 avesse potuto continuare a compiere quel macabro rituale.
L’ha fatto per almeno nove volte, con altrettanti neonati probabilmente da lei stessa appena messi al mondo. Gli agenti della polizia tedesca li hanno ritrovati domenica mattina quasi per caso, dopo la segnalazione di un vicino di casa impegnato a sistemare il campo circostante un garage dietro una villetta a Brieskov-Finkenheerd, paesino nel Land del Brandeburgo dove la donna aveva abitato per anni prima di trasferirsi a Frankfurt sull’Odern, a 35 chilometri di distanza. L’uomo, smuovendo la terra, scorge delle piccole ossicina umane e avverte immediatamente le forze dell’ordine che, scavando con l’aiuto di otto cani intercettori, scoprono l’inimmaginabile: nove scheletri, sepolti nella sabbia e nella terra, incassati dentro fioriere o vasi e avvolti in abiti appartenenti alla donna arrestata. «Almeno» nove, perchè Peter Saslender, portavoce del comando di polizia che ha effettuato il ritrovamento, non si è sentito di escludere «la possibilità che sotto quel campo ci siano altri corpi o parti del corpo di bambini».
Neonati. Creature uccise pochi istanti dopo essere venute alla luce. Una scoperta terribile, che consegna alla Germania il più grave caso di infanticidio della sua storia. È sconcertato il ministro degli Interni del Brandeburgo, Joerg Schoenbohm: «L’unica cosa da chiedersi è come una cosa simile abbia potuto rimanere nascosta per così tanto tempo». Diciassette anni di orrore nel piccolo centro di Brieskov-Finkenheerd, 2700 abitanti, situato in quel corridoio di Germania che corre lungo il fiume Oder al di là del quale la bandiera è già polacca. Un paesino dove ora è il tempo del silenzio, dei sospetti, degli interrogativi su una strage così magistralmente occultata. In serata è giunto anche il commento amaramente sconsolato di Maria Burani Procaccini, presidente della Commissione Bicamerale Infanzia: «Non esistono parole capaci di esprimere lo sdegno. Ci sono casi come questo in cui è veramente difficile avere umana pietà per una donna capace di simili cose».
La madre, per ora, non ha confessato. È stata arrestata con l’accusa di omicidio plurimo. Michael Neff, portavoce del procuratore di Francoforte sull’Oder, ai microfoni della televisione tedesca Ntv non ha saputo far altro che trincerarsi in un freddo «No comment». Impossibile trovare un movente per una tragedia così grande.

Nessuno sa spiegarsi cosa sia potuto passare nella testa di una donna che, con terribile meticolosità, ha sotterrato nove figli appena messi al mondo. Quella donna ora è in una cella. Sola. Con i suoi sensi di colpa, forse. Sicuramente con un vuoto che nessuna pena potrà mai colmare.

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