Ucciso per una partita Arrestati un presidente e quattro calciatori

Cosenza, il dirigente fu colpito mentre cercava di far da paciere

«Non ci posso credere, ho preso tutte queste botte per avere cercato di mettere pace». Il sangue gli colava dal naso, le gambe barcollavano. Qualcuno lo accompagnò a braccia fino agli spogliatoi. Lui aprì il rubinetto dell’acqua. Ma stramazzò a terra. Morto. Aveva 43 anni Ermanno Licursi. Era sposato, aveva moglie e figli e faceva il dirigente accompagnatore di una squadretta di calcio di paese, in Calabria: la Sammartinese, terza categoria, girone D.
La rissa era scoppiata tra i suoi giocatori, vincitori sul campo, e quelli della Cancellese. Pubblico compreso. Pugni, calci e sassi. Nessun carabiniere o poliziotto a vigilare in quello stadio di periferia che il Luzzi di Rende, alle porte di Cosenza.
Francesco Straface, 52 anni, presidente della Cancellese, subito dopo il dramma ritirò la propria squadra dal campionato. E tuonò: «Sono addolorato per quanto accaduto. Sono episodi inqualificabili. Non voglio giustificare nessuno e spero solo che la magistratura faccia al più presto chiarezza».
Era il 27 gennaio. Ci è voluto un mese e mezzo per «far chiarezza», interrogatori, controlli, testimonianze incrociate. Ma di certo quella che è venuta a galla non è la verità che Straface avrebbe voluto. Ieri i carabinieri lo hanno arrestato (ma ha già ottenuto i domiciliari) insieme con quattro suoi giocatori: sarebbe stato proprio lui - secondo gli investigatori - uno degli istigatori dell’aggressione che costò la vita al dirigente dell’altra squadra. L’accusa, firmata dal gip del Tribunale di Cosenza, Lucia Angela Marletta, per tutti è quella di omicidio preterintenzionale in concorso e rissa aggravata.
Unico a finire dietro le sbarre Ivan Beltrano, 19 anni, giocatore della Sammartinese. Avrebbe sferrato lui, (squalificato ma entrato sul terreno di gioco per fare giustizia) il pugno mortale, quello che ruppe la carotide della vittima provocandogli un’emorragia interna. Gli altri suoi due colleghi, Francesco Tenuta, 22 anni e Domenico De Pandis, 25, hanno ottenuto invece i domiciliari così come il quarantatreenne Gianmichele Leone, portiere della Cancellese. Un quinto giocatore, Yuri Orefice, 19 anni, è indagato a piede libero, ma solo per rissa aggravata.
Il gip, nell’ordinanza di custodia cautelare ricostruisce la dinamica degli avvenimenti. «Il presidente della Cancellese, Francesco Straface - scrive Marletta - una volta giunto in contatto con Licursi, lo aveva percosso con uno schiaffo e, dopo che il dirigente della Sammartinese era caduto a terra, lo aveva accerchiato insieme ai giocatori della Cancellese coinvolti nella rissa e lo aveva colpito con pugni e calci che procuravano al dirigente della Sammartinese lesioni contusive esterne ed interne. A causa dell'aggressione subita, Licursi ebbe un malore per il subentrare di una crisi di aritmia cardiaca. Crisi che agì come concausa, insieme alle percosse subite, della morte del dirigente».


Ora che almeno il primo atto della giustizia sembra concluso, resta un solo, e sempre il solito, timore. Lo spiega Marcella Sarro, la vedova: «Spero che chi sarà giudicato responsabile della morte di Ermanno stavolta paghi effettivamente per il reato commesso».

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