Udc, a Palermo per farsi notare ma con gli occhi rivolti a Roma

Prova del fuoco per Casini, che manifesta in Sicilia mentre i dissidenti del suo partito sfilano nella Capitale con la Cdl

Fabrizio de Feo

nostro inviato a Palermo

La tensione è palpabile, la preparazione è febbrile, la chiamata alle armi dei militanti siciliani prosegue senza sosta, in una sorta di impossibile gara a distanza con gli alleati. A poche ore dal via, la macchina di Totò Cuffaro - «il presidente», nella formula che qui in Sicilia lo identifica senza bisogno di ulteriore specifiche - gira a pieno motore. Si fa la conta dei pullman, si raccolgono le adesioni che arrivano dai colonnelli sparsi in ogni angolo dell’isola, si inviano migliaia di sms che vanno a colpire i telefoni cellulari dei simpatizzanti del partito e dettano una sorta di imperativo «I want you» in caratteri elettronici, si attaccano gli ultimi manifesti per la convocazione in massa delle truppe, si allarga la pedana per le telecamere e la sala stampa per i circa 60 giornalisti accreditati, provenienti da tutta Italia. Lo sforzo, insomma, è quello delle grandi occasioni. E da parte di tutti non si nasconde la volontà di fare «bella figura». D’altra parte la manifestazione a due piazze del centrodestra contro la Finanziaria del governo Prodi avrà oggi a Palermo il suo secondo palcoscenico, la sua appendice centrista in terra siciliana. Una prova del nove per Pier Ferdinando Casini che, con la sua scelta solitaria, ha dovuto far fronte a critiche, perplessità e pressioni interne ed esterne, tenendo duro fino al traguardo.
Al Palasport di Palermo, oggi alle 16, si consumerà insomma qualcosa di più di un evento politico. Si celebrerà piuttosto un rito di smarcamento, un esorcismo non tanto della piazza come luogo di contrapposizione politica (c’è davvero tanta differenza tra la platea di San Giovanni e un palazzetto ricolmo di gente, si chiedono in molti), quanto piuttosto della leadership berlusconiana e del suo marchio di fabbrica: quello dell’antipolitica prestata alla causa del Paese. Il gesto è simbolico. Ma per avere una valenza politica ha bisogno di essere osservato, applaudito e acclamato da una giusta quantità di militanti. Anche alla luce del timore sempre più diffuso che alla manifestazione di Roma prenderanno parte simpatizzanti e iscritti dello Scudocrociato, come ha annunciato al Giornale un’intera sezione del Cosentino. E così ogni dettaglio è stato curato per avere al Palasport palermitano diecimila spettatori e forse anche qualcuno in più.
Sul palco per parlare (in teoria) di «Integrazione e legalità nell’Europa cristiana» saliranno Saverio Romano, Rocco Buttiglione, Carlo Giovanardi, Totò Cuffaro, Lorenzo Cesa e poi Pier Ferdinando Casini a chiudere. Un sestetto di oratori tra i quali non a caso è stato inserito anche Giovanardi, ovvero il dirigente che più di ogni altro si è esposto nella critica alla scelta di non scendere in piazza con il resto degli alleati. Si preparano anche i vessilli.
E dopo il colpo mediatico messo a segno con la trovata delle bandiere dell’Udc da distribuire in piazza San Giovanni - una «patacca» che fa parte del gioco della politica e che è stata messa in circolo nel clima di competizione a distanza con gli alleati, regalando ai centristi visibilità e titoli di giornali – ora si teme una contromossa di Forza Italia, magari con l’ingresso al Palasport di bandiere berlusconiane. Sullo sfondo c’è il gioco delle dichiarazioni della vigilia. Schermaglie dialettiche in cui la parte del cattivo la fa soprattutto Rocco Buttiglione che invoca una «fase nuova» e aggiunge malizioso: «Aiutiamo Berlusconi a uscire di scena con grazia. Il suo ciclo si sta concludendo». Sceglie una via più soft il segretario Lorenzo Cesa. «Questa Finanziaria è disastrosa e non fa l’interesse di nessuno. Faremo il possibile per modificarla in Senato con l’impegno che tutti ci riconoscono. Vogliamo dar vita a un partito moderato, a un centrodestra di contenuti e non di slogan. Respingo con decisione al mittente le accuse di ingratitudine verso Berlusconi. Noi semplicemente non vogliamo essere subalterni a nessuno e riteniamo che serve una scossa e un programma».


La risposta più velenosa arriva da Ignazio La Russa che si concede una stilettata al vetriolo verso gli alleati ribelli. «L’Udc rivendica una diversità di stile.? Ma va, semplicemente manifesta in un teatro perché non ce la farebbe mai a riempire una piazza».

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