La Ue: il 2009 peggio del previsto Promosso il piano di Tremonti

Il commissario Almunia: "Negli interventi del commissario italiano c'è la giusta misura di stimolo e prudenza per evitare problemi"

La Ue: il 2009 peggio del previsto 
Promosso il piano di Tremonti

La Commissione europea rivede al ribasso le previsioni economiche per il 2009, ma spera che la ripresa possa manifestarsi già alla fine dell’anno, consentendo un 2010 con il segno «più». Il Pil di Eurolandia segnerebbe quest’anno un calo dell’1,9%, per riprendersi (+0,4%) l’anno venturo. Per l’Italia, il commissario all’Economia Joaquin Almunia prevede un Pil 2009 in discesa del 2%, seguito da un piccolo rimbalzo (+0,3%) nel 2010. Undici Paesi di Eurolandia su sedici sono quest’anno in recessione. Ma non è certamente l’Italia, almeno stavolta, il malato d’Europa. Anzi, Almunia dà atto al nostro governo d’aver adottato «la giusta combinazione di misure di stimolo e prudenza, essenziale per evitare problemi». Questa combinazione, «è stata incorporata nelle misure finora adottate dall’Italia, e credo che continuerà a essere così: Tremonti non ha bisogno dei miei suggerimenti, sa benissimo quello che bisogna fare», aggiunge l’eurocommissario. Un riconoscimento esplicito, quello di Almunia, alla politica economica portata avanti da Berlusconi e Tremonti, nonostante i risicati margini di manovra per il nostro Paese, a causa del debito pubblico che la Commissione prevede in aumento quest’anno, al 109,35 del Pil. Dovrebbe crescere anche il deficit, al 3,8% del prodotto, e non mancheranno conseguenze sull’occupazione. Il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi all’8,7%, inferiore comunque alla media europea del 9,3% e soprattutto molto lontano da picchi negativi come quello della Spagna, che avrà una disoccupazione al 16,1%. Altri Paesi dell’area euro soffriranno, tuttavia, conseguenze sensibilmente più gravi. La situazione peggiore è quella dell’Irlanda, con un calo del 5% del Pil e un deficit che potrebbe schizzare all’11%. Fra i quattro «grandi» di Eurolandia, il dato peggiore è quello della Germania (-2,3% del Pil), mentre la Spagna dovrebbe attestarsi su un -2% come l’Italia. Il ministro delle Finanze di Berlino, Peer Steinbruek, ammette che la recessione è «profonda». Al di fuori dalla zona euro, male anche la Gran Bretagna con un Pil in calo del 2,8% e un deficit all’8,8%. Il quadro non è confortante. Almunia ricorda tuttavia che le misure anti crisi prese dai governi europei - pari, in valore, all’1% del prodotto dell’Ue - devono ancora dispiegare i loro effetti. Piani sui quali il giudizio è comunque positivo. Inoltre, il commissario esclude che si possano verificare fenomeni di deflazione, anche se in alcuni Paesi europei l’indice dei prezzi sarà negativo a metà 2009. La cattiva notizia della «retrocessione» della Spagna da parte dell’agenzia internazionale di rating Standard&Poor’s, insieme con le cifre della commissione, ha messo sotto pressione l’euro sui mercati valutari. Ma su questo fronte Almunia appare tranquillo, e non vede alcun rischio di default per i Paesi della zona euro. È vero che di recente si sono allargati i differenziali nei rendimenti dei titoli pubblici, a scapito dei Paesi con la finanza pubblica più debole, «e questo richiede un’analisi, anche se le differenze di spread sono normali», osserva il commissario. In ogni caso, Almunia assume un atteggiamento tutt’altro che «talebano» sui conti pubblici, evitando ogni riferimento a procedure d’infrazione: del resto, sarebbe ridicolo mettere sotto procedura tre quarti di Eurolandia. I dati della Commissione sono al centro degli incontri di queste ore, Eurogruppo prima ed Ecofin poi, dei ministri finanziari europei. Per l’Italia è presente a Bruxelles il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Si discute dell’impatto dei piani anti crisi - l’ultimo, in ordine di tempo, quello da 50 miliardi di euro annunciato in Germania da Angela Merkel - sull’economia dell’area. «La situazione è incerta e difficile - ammette Christine Lagarde, ministro delle Finanze francese - e il rilancio concertato dell’economia è un imperativo assoluto».

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