da Roma
La Corte di Giustizia europea di Lussemburgo «assolve» lIrap - limposta regionale sulle attività produttive - e fa tirare un enorme sospiro di sollievo al governo. I giudici, pronunciandosi contro le tesi degli avvocati generali, hanno ritenuto limposta «non in contrasto» con la normativa comunitaria. In particolare, secondo la Corte, lIrap non rappresenta un doppione dellIva, come aveva sostenuto lavvocatura generale. In caso di sentenza opposta si sarebbe aperta una voragine nei conti pubblici italiani: ogni anno limposta regionale fornisce un gettito di 36 miliardi di euro. Vincenzo Visco, linventore dellimposta, esulta. Si rammaricano invece le imprese che giudicano lIrap «la tassa più odiata dagli italiani».
La sentenza favorevole allIrap era tuttaltro che scontata. Già nel marzo dellanno scorso, lavvocato generale della Corte, linglese Jeoffrey Jacobs, aveva bocciato limposta, ritenendola in contrasto con la direttiva europea sullIva. Unimpostazione negativa mantenuta dallaustriaca Christine Stix-Hacki, che ha sostituito Jacobs nellincarico. Nel frattempo, i ricorsi contro limposta, già a quota 57mila con Jacobs, erano lievitati a ben 141mila. LIrap era approdata alla Corte del Lussemburgo in seguito a una domanda della commissione tributaria di Cremona, relativa a un procedimento che vedeva opposti la Banca popolare della città lombarda e lAgenzia delle entrate. La Banca aveva infatti chiesto il rimborso dellIrap, ritenendo limposta introdotta dal Visco nel 98 contraria alle norme europee sullIva. Una posizione che aveva raccolto lappoggio della Commissione europea e, come abbiamo visto, dellavvocatura generale della stessa Corte di Lussemburgo.
La sentenza di ieri - che invece ha «scagionato» lIrap - è lultima della Corte attuale. Il mandato dei giudici, compresa la giudice relatrice Ninon Colneric, scade infatti dopodomani, 6 ottobre. Il viceministro delle Finanze, papà dellIrap, esulta, afferma che «la buona notizia era attesa», e invita «certi consulenti fiscali», riferendosi allex ministro Augusto Fantozzi che ha patrocinato il ricorso della Popolare cremonese, a maggior prudenza per il futuro. Se le cose fossero andate in maniera diversa, si sarebbe creato un buco di 36 miliardi, superiore allintera manovra economica varata dal governo con la legge finanziaria. Lo Stato avrebbe dovuto, inoltre, rimborsare i 140mila ricorrenti, con un esborso valutato in 100 miliardi di euro. Un disastro, insomma.
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