Lione - "La sola strada percorribile per l’avanzamento dell’Europa è lo sviluppo verso l’unione politica". Giorgio Napolitano lo ha detto agli Stati Generali d’Europa, spiegando che "occorre approfondire l’integrazione, essere più coraggiosi e coerenti, altrimenti è a rischio tutta la costruzione dell’Europa, quel che si è fatto in 50 anni". Poi il presidente della Repubblica punta l’indice contro quei governi che hanno utilizzato in questi anni l’Unione Europea come "capro espiatorio per coprire le loro responsabilità e insufficienze".
La colpa dei governi "Troppi governi hanno dissimulato le posizioni da essi sostenute in sede europea, chiamando in causa l’Europa e in particolare la Commissione europea come capro espiatorio per coprire loro responsabilità e inefficienze". Napolitano ha sottolineato che "troppi governi nazionali hanno negli anni scorsi ritenuto di poter gestire in solitudine gli affari europei, poco preoccupandosi di coinvolgere sistematicamente le rispettive opinioni pubbliche e perfino i rispettivi parlamenti nelle discussioni e nelle scelte cui erano chiamate le istituzioni dell’Unione".
Il no irlandese Il voto degli irlandesi contro la ratifica del trattato di Lisbona pone innanzitutto il problema "della partecipazione e del consenso dei cittadini" alla costruzione europea.Napolitano ha spiegato che c’è un problema di rapporto tra governati e governanti va risolto con "un discorso di verità". Non si può pretendere che i cittadini si orientino da soli, occorre "una piena assunzione di responsabilità da parte dei governi e delle forze politiche degli stati membri".
L'allargamento Con l’allargamento sulle istituzioni europee "è giunto il momento della prova" dice Napolitano. "Se in 27 e con le regole che ha l’Unione non funziona e non sa nemmeno cambiare le regole bisogna allora trovare le forme di un impegno più saldo e coerente tra quei Paesi che si sono riconosciuti nella scelte più avanzate di integrazione e coesione come quella della moneta unica e dell’eurozona. Non possiamo permetterci di far naufragare, travolto dal referendum irlandese anche il trattato di Lisbona. Non possiamo lasciarci dominare dal tabù dell’unanimità.
Equivarrebbe a mettere a rischio le conquiste del passato e le prospettive del futuro, conquiste che troppo facilmente si danno per scontate, trascurando di ricordare quel che sono costati e come sono stati conseguiti, mentre invece bisognerebbe rendersi conto tutti che non si può far fronte alle sfide del futuro con un Europa debole e disunita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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