Politica

La Ue: vogliamo la verità sugli aiuti alle coop

Antonio Signorini

da Roma

Gli sgravi fiscali alle cooperative italiane tornano nel mirino delle istituzioni. E se in passato era stato il governo di centrodestra a rimetterli in discussioni, oggi è Bruxelles a non essere convinta. I servizi alla concorrenza della Commissione europea hanno inviato al governo italiano una lettera nella quale si chiede conto del regime agevolato di cui godono le nove cooperative del Bel paese. In sintesi, a differenza delle altre imprese, le coop non pagano l’Ires su gran parte degli utili. Prima era il 100 per cento, poi la riforma voluta dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha limitato la quota esentasse al 70 per cento, nel caso in cui le cooperative siano a mutualità prevalente e al 30 per cento nel caso in cui i servizi o i prodotti delle cooperative siano destinati prevalentemente a non soci. L’antitrust europeo dovrà stabilire se la normativa italiana, vecchia e nuova, configuri quegli aiuti di Stato che i trattati europei vietano. La lettera - i cui contenuti sono stati resi noti dal Sole-24 ore - è stata inviata il 4 agosto e il governo italiano ha tempo fino al 25 settembre per rispondere.
La richiesta, sottolinea il quotidiano economico, non rappresenta l’apertura di un’inchiesta formale per aiuti di Stato, ma è il passo preliminare per permettere al commissario alla Concorrenza, Neelie Kroes di decidere se farla partire. In parte si tratta di un atto dovuto, dopo che le associazioni di commercio riunite in Federdistribuzione hanno presentato un esposto alla Commissione, nella quale si fa presente che le cooperative sono ormai aziende leader nei rispettivi campi di azione. E che proprio per questo avrebbero perso la natura mutualistica, e quindi la funzione sociale, delle origini. Tanto basta, secondo Federdistribuzione, per applicare alle Coop lo stesso regime fiscale delle altre aziende.
Le cooperative sono ovviamente contrarie. La notizia della lettera non è stata commentata dalle principali centrali, rappresentate dal consorzio Coopitalia. Ma la loro tesi è nota. A differenze delle altre aziende, le Coop non distribuiscono gli utili ai soci. E quelli non tassati sono quelli destinati al fondo di garanzia. Oltre alla Federazione della distribuzione, anche la Cassazione aveva recentemente messo sotto la lente gli sgravi, chiedendo lumi all’Ue. «I regimi fiscali di favore concessi a determinate imprese o produzioni - secondo la Suprema corte - possono costituire aiuti di Stato». Nel mirino dei giudici italiani e della concorrenza europea non c’è solo la distribuzione. E sotto la lente di Bruxelles potrebbero finire anche le banche che appartengono al sistema cooperativo.
Un passaggio della lettera fa riferimento proprio a questo mondo e chiede al governo quali misure di controllo siano state varate «dall’autorità incaricata della vigilanza bancaria per assicurare il rispetto dei requisiti di mutualità previsti per la concessione dei benefici fiscali». La Commissione chiede anche se gli sconti fiscali siano previsti da una legge precedente alla firma dei trattati Ue. Se così fosse, e se alla fine di un’eventuale procedura, gli sgravi fossero giudicati come aiuti di Stato, non scatterebbe l’obbligo di recupero retroattivo degli aiuti illegali. L’Ue chiede anche di sapere l’ammontare annuo degli sgravi concessi e i risultati di bilancio delle nove centrali cooperative, anche per valutare l’impatto della loro attività sulla concorrenza. Poi chiede la ragione di eventuali deroghe a quanto prevedono i trattati europei che vietano gli aiuti di Stato.
In sostanza un’anticipazione di quella che potrebbe essere la difesa del governo italiano, oltre che delle cooperative stesse. E poi si vuol venire a sapere come è evoluta la normativa sulle Coop. Nella risposta, il governo dovrà quindi dare conto anche della riforma voluta da Tremonti. Che quando fu approvata subì critiche perché considerata un giro di vite contro le cooperative. Ma che oggi potrebbe diventare un’arma a favore della difesa.

La dimostrazione che le Coop, almeno negli ultimissimi anni, non sono state privilegiate.

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