Appena ti accorgi di averli persi ti senti perso. Cellulari, borselli, ombrelli, giubbotti, occhiali. Abbandonati come la tua ex, al tavolino di un bar, lasciati soli come clochard sulla panchina di qualche sala d’attesa, alla stazione dei treni. E poi macchine fotografiche. Una marea di macchine fotografiche, qualcuna appena comprata, quasi tutte costose come un monolocale, con dentro mosaici di vita, le tue foto, vacanze, amori, emozioni, cazzate soprattutto.
La signora Rhonda Surman ne ha trovata una. Stava gironzolando con il marito in un sito archeologico scozzese quando è inciampata su una fotocamera digitale di ultima generazione. Di solito uno la tira su e se la tiene, chi ha dato ha dato, o se ne frega e la lascia lì. Ma la signora Rhonda è un donnino di una volta, queste cose non le fa. Ha svuotato la memoria fotografica di quella coppietta di sposini, e l’ha lanciata sul web, come un messaggio in bottiglia, su spiagge telematiche che si chiamano Flickr, SendMeHome, BoomerangIt, TrackItBack. Effetto domino immediato: uno ha riconosciuto il quartiere sullo sfondo, l’altro la casa all’angolo, un altro ancora il cane che la coppia teneva in braccio, quel bastardino che gli riempie di bava lo zerbino. Tempo due mesi e la digitale con la sua bella memoria intatta è tornata nelle mani dello smemorato di Aberdeen, provincia di Collegno. Sappiate che non è un caso. È finita l’era delle bacheche, l’epopea dell’ufficio oggetti smarriti: adesso è la rete che da luce a facce e vite che prima erano nell’ombra, adesso è la rete che trova l’introvabile.
Strano posto, la rete. Ci sono quelli che ti rubano l’identità e quelli che ti restituiscono il portafoglio, quelli che spiano i tuoi dati personali per trasformarli in prodotti su misura da rifilarti a tradimento e quelli che li sfruttano solo per restituirti ciò che è sempre stato tuo, è l’occasione che fa l’uomo santo. Così la rete si è riempita di web detective, se lasci la tua roba in giro, c’è già qualcuno che la cerca. Il «New York Times», che ha rivelato il nuovo trend telematico, li ha già ribattezzati «Samaritani digitali», Indiana Jones dell’Oggetto perduto. Funzionano. All’aeroporto di Miami per esempio l’ufficio oggetti smarriti ha raddoppiato la percentuale di restituzione di cose ai legittimi proprietari che prima era del 30%. Nell’ultimo malloppo c’era una cassa piena di apparecchi satellitari di un'azienda di Washington e un'urna contenente i resti di un defunto cremato. Forse il nonno.
Lo Sherlock Holmes digitale più ricercato è uno studente canadese che si è inventato una bacheca blog, ifoundyourcamera.blogspot.com, cioè più o meno «Macchine fotografiche ritrovate e fotografie orfane». Pubblica decine di wanted con foto incorporata e il passaparola fa il resto. Dice, forse un po’ ingenuo: «Quando alle persone viene data la possibilità di fare qualcosa di buono lo fa». Dietro di lui un esercito della salvezza capace di tutto. Peter O'Donnel per esempio, che è un ingegnere americano, ha trovato un portafoglio in un supermercato della catena SevenEleven di Washington, lo ha consegnato alla cassiera, ma fidandosi poco ha fotografato col telefonino i dati della patente e trovato lo smemorato, uno studente del Dakota, via Facebook. prima che la cassiera telefonasse alla motorizzazione. Ma sono le foto quelle che vanno di più.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.