L'Italia non sembra mai un Paese adatto per ambientarvi della fantascienza. Eppure l'Italia conta una serie di avvistamenti di ufo che risalgono addirittura all'epoca del Fascismo. Il più famoso riguarda il presunto caso di ufo precipitato a Vergiate. Secondo gli ufologi, a partire da Roberto Pinotti, il 13 giugno del 1933 nei pressi di Vergiate, a pochi chilometri da Varese, si schiantò un oggetto volante non identificato. Al suolo vennero rinvenuti svariati rottami e i resti di due misteriosi individui. Materiali poi tenuti segretissimi dal regime fascista, rimasti chiusi in un hangar per dodici anni, e poi finiti nel dopoguerra tra i reperti saccheggiati dagli Stati Uniti e portati in patria. Nel mezzo sarebbero rimasti, per 12 anni, a essere studiati nei capannoni della Siai-Marchetti, così come i corpi dei piloti, conservati in formalina e sottoposti ad autopsia. La leggenda vuole che questi alieni fossero alti 1 metro e 80 e avessero capelli e occhi chiari. Per altro negli anni a seguire, sempre secondo gli ufologi, ma anche secondo i giornali dell'epoca, si registrarono altri inquietanti avvistamenti. Non è qui il caso di mettersi a districare fatti e fattoidi, realtà e leggenda. Semmai è più interessante prendere atto che c'è l'humus per una narrazione da film hollywoodiano. Oppure per una graphic novel al cardiopalmo. Ecco, per il momento abbiamo la seconda, e la si può reperire allo stand di minimumfax al Salone del Libro di Torino. Si intitola Fortezza volante (pagg. 204, euro 20) ed è opera di Lorenzo Palloni e Miguel Vila. Con tavole che usano una cromia molto retrò il lettore viene proiettato in una vicenda che fa sembrare l'incidente di Roswell un film per bambini. Un misterioso oggetto si schianta su Vergiate. Ma niente rottami, si tratta di una misteriosa nave con forme quasi da cristallo minerale. Una cosa al di là di ogni capacità tecnica terreste che inizia subito a lasciare sulla sua strada una scia di inspiegabili morti. Per viaggiare nello spazio bisogna essere capaci di alterare spazio e tempo e il velivolo degli alieni lo fa, al di là di ogni possibile comprensione umana. Così si scatena una sciarada di violenza per penetrare e poi custodire il segreto venuto dallo spazio che finisce per coinvolgere gli abitanti del luogo, a partire da due curiosi ragazzini, le milizie fasciste e anche Guglielmo Marconi (1874 - 1937). E qui i due autori sfruttano bene altre leggende sul periodo precedente la Seconda guerra mondiale. Il grande scienziato noto per l'invenzione della radio (contestatagli però da Tesla) era, e questo è un fatto reale e noto, un fervente fascista. Tanto per citare uno dei suoi discorsi più noti: «Rivendico l'onore di essere stato in radiotelegrafia il primo fascista, il primo a riconoscere l'utilità di riunire in fascio i raggi elettrici, come Mussolini ha riconosciuto per primo in campo politico la necessità di riunire in fascio le energie sane del Paese per la maggiore grandezza d'Italia». Abbastanza per far fiorire la leggenda che stesse testando, poco prima di morire, una nuova arma segreta. Un raggio della morte capace di distruggere a distanza cose e persone. Immaginatevi se quest'arma fosse stata appoggiata ad una nuova tecnologia aliena. Dire oltre della trama sarebbe fare un torto al libro di Palloni e Vila. Basti dire che colpisce la scelta di disegni a volte molto piccoli, che sembrano quasi minuscole foto segnaletiche d'epoca, la capacità di far muovere tra le pagine un numero enorme di personaggi e molta inventiva nei dialoghi e nelle tecnologie aliene con le loro caratteristiche oniriche.
Anche con qualche luogo comune e qualche topos usato proprio come ci si aspetta alla fine viene da dire: chapeau a chi ha capito il potenziale fantascientifico di questi fatti e fattoidi e l'ha trasformato in un'opera che si legge d'un fiato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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