Unaccoppiata vincente. Lui, Uto Ughi, è uno dei più bei violinisti di casa nostra; al pianoforte siede Bruno Canino, pianista da camera di lungo corso, autore di un arguto libello (edito da Passigli) che in trentacinque voci radiografa temi e patemi del far musica da camera.
Ughi e Canino di nuovo assieme per un recital in Conservatorio, oggi (ore 21), su invito della Società dei Concerti. Programma di quelli che tengono ben saldo lascoltatore alla poltrona, con pilastri della letteratura per violino e pianoforte come la Sonata a Kreutzer op. 47 di Beethoven abbinata al Preludio e Allegro che Kreisler elaborò partendo dalloriginale di Pugnani. Si passa quindi nel Novecento di Prokofiev autore della Sonata in re maggiore n. 2. Chiusura affidata a uno dei cavalli di battaglia di Ughi, lIntroduzione e Rondò Capriccioso op. 28 di Saint-Saëns.
Ughi è un musicista di primordine e pure instancabile polemista pronto a rilasciare interviste scomode, puri sfoghi sullo stato di salute del sistema musicale italiano. Inveisce ma in quanto uomo dazione non teme di mettersi in gioco costruendo: promuove concerti gratuiti nei teatri, auditorium, scuole e carceri, con il chiaro obiettivo di raggiungere i ragazzi. Un volto noto anche in tv per i vari cicli di concerti e concerti-lezione mandati in onda.
È sufficiente dare uno sguardo alla postura di Canino sgabello e quindi avambraccia assai basse per intuire la provenienza dalla scuola napoletana, bottega di abili pianisti noti per la destrezza di dita, particolarmente inclini dunque al repertorio del Settecento. Una vita spesa alla tastiera, quella di Canino, con mezzo secolo di collaborazione al fianco di Antonio Ballista e trentanni con il Trio di Milano.
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