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Ughi: «Più agenzie sul territorio»

Filippo Grassia

Le scommesse sportive vanno a gonfie vele. A fine giugno la raccolta dovrebbe aggirarsi sui 1100 milioni di euro grazie anche al movimento generato dalle partite del Mondiale in un mese di solito piatto per l’assenza di importanti eventi calcistici. Nel 2005 il settore, in costante evoluzione dal giugno 1998, la data del debutto, ha fatto registrare un incasso di un miliardo e 468 milioni. Alla fine di quest’anno il trend, se non cambierà nel prossimo semestre, supererà il tetto (1,8 miliardi) che comporterà una riduzione della tassazione dal 9,5% all’8% secondo la norma voluta dall’Amministrazione dello Stato. E, nel 2007, i benefici erariali potrebbero scendere al 6,6% qualora venisse superata la soglia dei 2150 milioni.
Meglio di così non può andare. Ma si potrebbe fare ancora meglio aumentando il numero delle agenzie. Nel numero scorso Raffaele Palmieri, presidente di Sicon, aveva affrontato il problema della raccolta a terra, minata dai ctd all’italiana e dagli internet point che raccolgono scommesse e svolgono un’attività di intermediazione vietata dalla legge. Ne riportiamo un brano significativo: «Da tempo chiediamo l'estensione della rete, vi sono 7500 comuni scoperti: è arrivato il momento di affrontare concretamente questo problema. A mio parere l’Amministrazione, attraverso questo modello ibrido, di fatto autorizzativo, sta svuotando le concessioni, dimenticandosi del lavoro profuso dai singoli concessionari e della convenzione stipulata, a fronte di una crescita della raccolta. Sarebbe più logico offrire agli utenti la possibilità di scommettere legalmente in un maggior numero di punti sul territorio».
Su questo tema Maurizio Ughi, presidente di Snai, porta avanti una proposta a lui cara da tempo: «Il gioco telematico va a meraviglia, a fine anno potrebbe assestarsi sopra il 30% del movimento globale. Ma dobbiamo aumentare i punti di accettazione sul territorio se vogliamo dare una scossa al settore perché in migliaia e migliaia di comuni non c’è possibilità di scommettere legalmente. Una vecchia storia. Non sto a ripetermi sulla nostra proposta che avrebbe permesso a ogni concessionario di aprire tre punti remoti e di coprire quasi 3mila comuni. Il 3 dicembre scorso il collegato alla Finanziaria l’aveva accolta, venti giorni dopo la Finanziaria si è rimangiata questa opzione».
Via allora a un nuovo bando? È questa la richiesta di Ughi? «Ma quale bando? Dobbiamo coprire le zone scoperte, vale a dire comuni di poche migliaia di abitanti che da soli non rappresentano grandi fonti di reddito e che, quindi, possono interessare solo i concessionari già presenti da altre parti. I bookmaker stranieri, statene certi, vanno a caccia di agenzie nelle grandi città, a Palermo, Napoli, Firenze, Milano, Torino, Bologna, Verona e così via. Altro che i paesi senza punti di accettazione. Sul cocuzzolo della montagna vanno i soliti, quelli che ci sono, quelli che ci saranno sempre. L’Aams non può dimenticare una realtà così complessa».
Intanto la Sisal preme sulle ricevitorie, presenti in tutti i comuni, per raggiungere lo stesso risultato. «Le ricevitorie sono preziose, svolgono un ruolo impareggiabile. Ma proprio perché ricevitorie, sono adibite a un altro compito.

Si immagini se in un bar decine di persone, dopo aver scommesso e vinto, si mettono in fila per richiedere il dovuto e poi effettuare una nuova giocata. Con questo voglio dire che le ricevitorie, anche perché ubicate per lo più in bar e tabaccherie, svolgono un ruolo diverso da quello delle agenzie».

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