Tutti in coda, dal giorno prima. O magari dalla sera prima ancora, per sicurezza. Lappuntamento è lo stesso per tutte le migliaia di abbonati dellInter: sabato mattina, 15 maggio, ore 11, via Massaua, Milano. Lì cè lagenzia della Banca Popolare autorizzata a vendere i cinquemila biglietti a disposizione dei tifosi.
Si fa per dire, nel senso che sono a disposizione, in realtà, di una minoranza esigua rispetto al totale dei nerazzurri che vorrebbero godersi la finale direttamente a Madrid. E allora in via Massaua, angolo via Bezzi, piena circonvallazione, si preparano allassalto. Migliaia di persone in attesa, trepidanti, già un po irritate perché, ormai è chiaro, questa dei biglietti per la finale di Champions è faccenda ingarbugliata. Insomma facile che qualcuno si innervosisca, già solo al pensiero della coda che, dopo lunghissime e interminabili ore, si prospetta pure infruttuosa. Perché le probabilità di accaparrarsi il biglietto - oltretutto, in questo caso, a prezzo di costo, cioè 160 o 240 euro per un posto in seconda o terza categoria - sono decisamente basse.
Così lunica strategia, per chi non può spendere i 1.500 euro del pacchetto viaggio o le cifre ancora più esose che si possono arrivare a sborsare su internet, è mettersi in coda e aspettare. Ma soprattutto appostarsi in fila molto, molto per tempo. Lanticipo può essere tutto, in questo caso. Cè gente pronta a mettersi in viaggio pure giovedì, da ogni parte della penisola, pur di comprare quel tagliando per il Santiago Bernabeu. Cè gente che non si accontenta di passare la nottata fra venerdì e sabato in piedi, magari sotto uno dei tanti acquazzoni che imperversano su Milano ormai da settimane.
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