RomaNon ci tenta Gianfranco Fini, non ci pensa Umberto Bossi. Nessuno dei due tifa per la crisi di governo, propedeutica a chissà quale esecutivo del presidente. È fuori discussione: Silvio Berlusconi lo esclude «nel modo più assoluto». E «se mai dovesse verificarsi un cambiamento di maggioranza», pur essendo «unipotesi che non esiste», rifissa il noto paletto: «Sarebbe inevitabile il ricorso a elezioni anticipate». Tradotto, lo scenario urne è lontano, ma resta agli atti, per tutti, lavviso ai naviganti: non mollerò, non si ripeterà quanto avvenuto nel 94.
Intervistato da Bruno Vespa per il suo ultimo libro - Due di cuori, sugli scaffali da venerdì -, il Cavaliere assicura che il rapporto politico con il presidente della Camera rimane quello di sempre. «Fini - spiega il premier - si è dimostrato un alleato leale e un politico lungimirante» e «a lui mi lega un solido rapporto di amicizia e di stima». Una vicinanza che si registra pure con i parlamentari ex An, con cui «il rapporto è ottimo».
Detto questo, «è naturale che la direzione del Pdl e lUfficio di presidenza discutano di proposte nuove non incluse nel programma elettorale», come la concessione in anticipo della cittadinanza agli immigrati. E anche in questo caso, «si discute, si vota e la decisione della maggioranza vincola la minoranza». Stessa linea sui temi etici. «Il partito - ripete - assume certo una sua posizione, ma riconoscendo ai singoli parlamentari una piena libertà di coscienza e di voto».
Dal Pdl al Carroccio il passo è breve, soprattutto in chiave Regionali. Così, considerato il «patto ormai consolidato» con Umberto Bossi, «fondato anche sullamicizia e sullaffetto», non esiste il pericolo di uno «sganciamento leghista». E pure in caso di doppia investitura al Nord, il Pdl non verrebbe ridimensionato: «La questione è oggi ancora sul tavolo» - ricorda il Cavaliere - ma non ci sarà «nessun problema nellindividuare i candidati». Anche perché «presenteremo in ogni regione del Nord un ticket che indicherà un presidente del Pdl e un vice della Lega e viceversa». Senza contare che con il Senatùr «ho sempre trovato accordi ragionevoli».
Berlusconi poi va oltre, mostrando fiducia nel riavvicinamento con lUdc. «È con noi nel Ppe, che è la grande famiglia della libertà e della democrazia in Europa», osserva. Dunque, «la collocazione strategica dellUdc non può che essere nel centrodestra: noi attendiamo fiduciosi che questo avvenga».
Si passa al capitolo riforme e alla ricerca del dialogo con lopposizione. Sarà la giustizia il primo banco di prova per il neo-segretario del Pd? «Magari», è il commento del premier: «Nessuno più di me è predisposto al dialogo». Ma per renderlo effettivo «è necessario essere in due, e soprattutto avere rispetto dellavversario. Non insultare e demonizzare, come il Pd di Franceschini e di Veltroni ha fatto spesso più volte al giorno, contro la mia persona». Quindi, se Pierluigi Bersani «deciderà di cambiare registro e di concorrere alle riforme importanti per il futuro dellItalia, il più contento sarò io». E «se manifesta una disponibilità a trattare sulle materie più importanti, non ci sarà nessuna difficoltà ad aprire una discussione seria. Bersani dimentica che molti voti di fiducia si sono resi necessari per lostruzionismo dellopposizione».
Sempre in tema centrosinistra, il Cavaliere conferma le cause intentate contro Repubblica e lUnità. «Ho il dovere di tutelare non la mia persona, ma listituzione che rappresento - afferma - e che mi è stata assegnata dal voto di milioni di italiani», poiché «insultando me si insultano tutti loro, il loro voto, la loro volontà e la loro dignità». E poi, «non ho sporto querela», ma «mi sono rivolto, in modo direi quasi disarmato, ai giudici civili, destinando da subito leventuale risarcimento del danno allIstituto San Raffaele di Milano».
Si chiude con il Giornale. Le dà più soddisfazioni o problemi?, gli chiede Vespa.
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