Dopo undici anni i furbacchioni sono sempre là

Almeno non dite che non ve lo avevamo detto. Che eravate distratti, che lo avete fatto senza volere. O che dietro non c’è nulla da nascondere. «Il Comune “regala” le sue case in centro. Canoni troppo bassi, scarse le entrate, bufera a Palazzo Marino» urlava il titolo del Giornale di mercoledì primo dicembre 2004. Era l’inchiesta sui furbacchioni: politici, giornalisti, professionisti con affitti da poche decine di euro per appartamenti con vista Duomo. O magari per un negozio con vetrine in Galleria e il fatturato a più zeri. Una novità? Nemmeno per sogno. «A otto anni di distanza dalla nostra inchiesta - si leggeva nell’articolo - non è cambiato nulla». Riferimento all’Affittopoli scoperchiata sempre su queste colonne. In totale fanno undici anni e i furbacchioni sono sempre lì. «Avevamo chiesto il materiale, ma non siamo mai riusciti a ottenerlo», si è lamentata ieri Barbara Ciabò. Non un usciere, ma la presidente della commissione Casa e Demanio. Una domanda. Ma l’allegra compagnia solo di gettoni ci costa un bel po’, a cosa serve? Chiede nomi, indirizzi, affitti e le rispondono che non glieli danno? Mah. Intanto l’assessore Gianni Verga annuncia l’operazione «archivi aperti». Ma, trincerandosi dietro il solito Codice della privacy, si rifiuta di dare i nomi. Intanto spiega che ha «ereditato una situazione con molte lacune».

Ma da Affittopoli a oggi perché nulla è cambiato? Qualcuno ci rispondera? O volete costringerci a sospettare che i furbacchioni siano «amici» a cui, dopo undici anni di denunce, è ancora difficile dire di no? A pensar male si fa peccato, insegna Giulio Andreotti che di politica ne capisce. Ma quasi sempre ci si piglia.

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