«La chiave sono gli “idiotismi”, come quella “L”». Il dottor Alberto Gonella, tenente colonnello dei carabinieri a riposo e consulente del Tribunale di Milano per balistica, esplosivi e grafologia, non ha dubbi: «Le scritte in calce a quel documento di locazione pubblicato dal Giornale sono della stessa mano».
Certo, una perizia grafologica è un’altra cosa, «necessita dell’originale, o quantomeno di una fotografia dell’originale da analizzare, nonché di una serie di esempi di calligrafia realizzati in altre occasioni». Ma già da una fotocopia si possono trarre delle conclusioni con un ragionevole margine di sicurezza: «Chi ha scritto nello spazio del “locatore” è lo stesso che ha scritto sotto la dicitura “locatario”». E se l’affittuario è Giancarlo Tulliani, il «cognato» di Fini è anche il proprietario.
«Più che dalla sigla - spiega il dottor Gonella - lo si capisce dalla scritta “lu et approuvé”. Bisogna cercare gli idiotismi». Niente di offensivo, sono i tratti distintivi di una calligrafia, come ad esempio i puntini sulle “i”: «Sono la maniera inconscia di realizzare le lettere: ognuno ha i suoi, inimitabili, come le impronte digitali. Perché da piccolo pensi a come realizzare le lettere, ma quando hai innescato il processo di scrittura, l’input dato dal cervello è del tutto involontario».
E allora elenchiamoli, questi tratti in comune tra locatore e locatario: «Partiamo dalla “L” di “lu”: sono identiche. Braccio unico ed arquato, stesso andamento dell’occhiello. E anche la “e” di “et” è automatica, uguale». Il colonnello Gonella osserva poi che la “t” si differenzia, ma solo per il tratto orizzontale, mentre sulla “A” maiuscola di “approuvé” non ci sono dubbi: «L’attacco delle lettere, la maniera in cui la mano comincia ad eseguire il segno - spiega Gonella - è sintomatico, almeno secondo la scuola morettiana. Se noi prendiamo quella “A”, notiamo che il tratto scende, si allarga e infine sale in un bell’arco». Anche le “p” parlano chiaro: «La prima è schiacciata sulla “A”, mentre la seconda presenta in entrambi i casi un occhiello classico». E per concludere, anche l’accento acuto non mente: «Quasi orizzontale, marcato e lungo: è un altro elemento non razionale della scrittura e proprio per questo è decisivo nell’attribuzione della calligrafia».
Gonella non è specializzato in psicologia della grafia, ma ha abbastanza elementi per un paio di osservazioni in merito: «Dalla comparazione delle due frasi in francese si può dedurre che chi scrive è tranquillo, ha una mano sicura e una grafia fluida e non stentata: non nasconde nulla».
Posto che ad aver scritto in francese «letto e approvato» sul documento sembra essere stata la stessa persona, anche le due firme in calce sembrano testimoniare una comune identità. Ma raccontano anche qualcosa in più: «Non sono perfettamente uguali, ma questo è assolutamente normale, la perfetta identità di firme non esiste. Si riconosce però lo stesso andamento, i tratti verticali incrociati, lo svolazzo conclusivo». Variano le dimensioni degli occhielli, certo, ma la traiettoria della penna è la stessa. Con un’interessante differenza: «La prima sigla, quella sotto la dicitura “preneur” (affittuario, ndr) è naturale, di getto.
Sicuro di subentrare in affitto, incerto se definirsi anche proprietario.
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