L'aumento di capitale di Unicredit, ormai ai nastri di partenza, sembra convincere sempre più il mercato. Gli investitori anche ieri, dopo il rialzo di oltre il 2% del giorno prima, hanno deciso di premiare il titolo che ha chiuso l'ultima seduta della settimana con un guadagno di quasi un punto percentuale, a quota 2,41 euro. Sebbene nella parte finale della seduta l'entusiasmo del mercato si sia leggermente smorzato, gli investitori hanno mantenuto un certo ottimismo sull'istituto guidato da Alessandro Profumo, approfittando così dell'ultima giornata utile per potere prendere parte all'aumento di capitale da 4 miliardi. L'operazione partirà lunedì per concludersi il 29 gennaio, mentre i diritti, che consentiranno di sottoscrivere tre azioni di nuova emissione al prezzo di 1,589 euro l'una ogni 20 possedute, saranno trattati in Borsa fino al 22. Un operatore evidenzia come le azioni Unicredit negli ultimi due giorni di Borsa abbiano in parte recuperato il terreno perso negli ultimi mesi, quando il mercato era in attesa di conoscere i dettagli della ricapitalizzazione. Non a caso, nell'ultimo trimestre, i titoli di Piazza Cordusio hanno sottoperformato il settore bancario di oltre il 9 per cento.
Se il mercato sembra avere preso bene i dettagli dell'operazione, lo stesso non può dirsi degli analisti, che proprio ieri hanno manifestato opinioni contrastanti su Unicredit. Banca Akros, ad esempio, dopo avere constato che la ricapitalizzazione avrà un impatto positivo di 80 punti base sul core tier 1 ratio dell'istituto, ha premiato il titolo con una doppia promozione: il rating è salito da "reduce" (ridurre in portafoglio) a "hold" (mantenere) e il prezzo obiettivo da 2,35 a 2,60 euro. In realtà limpatto, si è letto in serata nel prospetto, sarà di 85 punti. Ancora meglio dunque. Gli esperti di Intermonte hanno invece preferito soffermarsi sulla maggiore diluizione sugli utili rispetto alle attese che la ricapitalizzazione comporterà e per questo motivo hanno leggermente tagliato il prezzo obiettivo, da 2,85 a 2,80 euro, pur confermando il rating "outperform" (il titolo farà meglio del mercato). Tale diluizione è da ricondurre al numero massimo di azioni da emettere, più alto del previsto secondo Intermonte, ma indispensabile per garantire un prezzo di sottoscrizione a forte sconto rispetto alle attuali quotazioni di Borsa come quello scelto da Unicredit. Del resto la banca doveva in qualche modo rendere appetibile l'operazione per gli azionisti, Fondazioni in prima linea, chiamati a mettere mano al portafoglio per la seconda volta nel giro di un anno.
E dopo il gran rifiuto giunto in occasione del precedente aumento, gli occhi del mercato sono rivolti verso la Cariverona di Paolo Biasi, primo azionista, che riunirà lunedì il consiglio generale e il cda per decidere se sottoscrivere la ricapitalizzazione. E questa volta sembra certo che anche Biasi si allineerà alle decisioni delle altre Fondazioni azioniste, che stanno via via dando il proprio ok. Lo stesso giorno è in calendario anche il cda di Crt, mentre Dino De Poli, presidente di Fondazione Cassamarca, ha definito l'operazione "giusta", lasciando presagire l'adesione. Il tutto mentre sono già giunti i via libera delle Fondazioni Banco di Sicilia e CrTrieste. Mentre è già incassato il sì della Banca Centrale libica e di Allianz, soci col 4,3% e il 2,2%.
Infine una curiosità che si legge sul prospetto: a copertura delle possibili cause legali pendenti (escluse quelle giuslavoristiche, fiscali o attinenti al recupero del credito) il gruppo UniCredit ha creato un fondo per rischi ed oneri pari a circa 1,2 miliardi.
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