Unicredit e la «cabina di regia» che ha evitato il mercoledì nero

Consob, Tesoro e Bankitalia in contatto dallo scorso weekend per il timore di un attacco a Piazza Affari. L’intervento degli sceriffi della Commissione e la mossa di Profumo al Tg1

Il titolo di Unicredit, colosso bancario divenuto l’icona dell’attacco al sistema finanziario italiano, è ieri tornato a perdere in Borsa, chiudendo in calo del 2,8%, a 2,8 euro. Un segno di debolezza, ma quantomeno in linea con il resto del settore creditizio. La bufera, che aveva fatto perdere a Unicredit il 25% del valore nelle prime due sedute della settimana, si è ieri placata. E il primo ottobre 2008, la giornata più drammatica nella storia delle banche italiane dopo la crisi del 1933, va in archivio senza lasciare «vittime». Ma non è stato un caso.
Ad evitare il peggio è stata un’azione concordata di governo e Consob, la Commissione che vigila sulle società quotate in Borsa. Tutto è cominciato nel weekend tra il 19 e il 22 settembre, quando il presidente della Consob, Lamberto Cardia, è stato informato del rischio che una straordinaria mole di ordini di vendita si stava accumulando sulla Borsa di Milano, banche in particolare. Il 22, alla riapertura del mercato, è stato imposto il divieto di vendere allo scoperto, cioè di andare «corti», di scommettere che un titolo scenda, per poi ricomprarlo quando costa meno. Nel Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria di venerdì 26 (a cui partecipano anche Tremonti e Draghi) è stato deciso di aumentare i controlli. E Consob ha preparato le ispezioni per valutare il rispetto delle nuove regole. Lunedì 29 la svolta: nel weekend il Sole 24 Ore scrive della creazione da parte di Unicredit di un veicolo finanziario (Siv) proprio del tipo che tanti guai ha creato alle banche. Consob si attrezza per la riapertura del mercato. E quando la notizia del Sole si rivela un boomerang, scattano le ispezioni dei suoi sceriffi, che il 30 riscontrano violazioni sul divieto di vendere allo scoperto. Unicredit, intanto, crolla: il 10% il 29, il 12% il 30. Nuova riunione del Comitato e la mattina successiva la Consob, attraverso l’intervento della divisione mercati guidata dal super sceriffo Claudio Salini, interviene bloccando anche la possibilità (rivelata dalle ispezioni a cui ha partecipato anche la Guardia di Finanza) di prendere i titoli a prestito, per poi venderli. È la mossa che ferma il disastro del primo ottobre.
Ma nelle stesse ore interviene anche il governo. Scende in campo persino Silvio Berlusconi, costantemente informato sulla situazione già dal weekend. E le quotazioni di Unicredit, ma anche quelle di Intesa, Mps, Banco Popolare, riprendono fiato. E a questo punto Profumo decide di andare al Tg1. Una mossa che era già allo studio da qualche giorno (l’idea originale era andare al rotocalco di Rai Uno Tv7 di oggi), ma che è stata accelerata nel pomeriggio del primo ottobre, anche per «gratitudine» nei confronti della risposta compatta di governo e Authority di fronte all’attacco speculativo.
In altri termini Profumo ha accettato il rischio di mettere la sua faccia di fianco a quella della crisi finanziaria, con una mossa che ha comunque chiuso il cerchio immaginato da questa cabina di regia della crisi, nata a cavallo tra settembre e ottobre 2008.
Nello stesso tempo anche in Unicredit è in atto un costante controllo della situazione.

Il Ceoo (Chief executive officers office) è il comitato composto da amministratore delegato con i suoi vice Sergio Ermotti, Roberto Nicastro, Paolo Fiorentino, in contatto permanente tra loro, pronti a intervenire in caso di nuovi allarmi.

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