Economia

Unicredit lascia anche il salotto Pirelli

L’operazione vale circa 67 milioni Plusvalenza per la controllata romana

Unicredit lascia anche il salotto Pirelli

da Milano

Alessandro Profumo esce dal salotto dei grandi soci di Pirelli. Pochi giorni dopo aver messo sul mercato il residuo 1% di Generali, custodito nelle casse dell’ex Capitalia, Unicredit ha infatti reciso anche il legame azionario (1,56% del capitale) tra Capitalia Partecipazioni e il gruppo industriale di Marco Tronchetti Provera.
Il passo indietro si è tradotto in un incasso da 67,45 milioni per la banca romana che era entrata in Pirelli a fine 2004, a sostegno della ricapitalizzazione (0,70 euro ad azione) con cui Tronchetti aveva rafforzato la propria presa su Telecom Italia tramite la cassaforte Olimpia. Da parte sua Tronchetti aveva invece preso posto nel patto dell’istituto allora presieduto da Cesare Geronzi con l’1,92% ma la liaison si era interrotta nell’ottobre 2006.
Considerando i termini dell’operazione avviata da Unicredit (una parte dei titoli era stata ritirata da Roma a 0,90 euro con relativi warrant), Capitalia dovrebbe registrare una discreta plusvalenza, mentre il risultato a livello consolidato è complicato dall’impatto dei principi contabili Ias sui valori di carico al momento della nascita della superbanca.
Malgrado Capitalia sia firmataria con l’1,6% del patto Camfin, la principale azionista di Pirelli, il disimpegno dalla Bicocca conferma la volontà di Piazza Cordusio di liberarsi da tutte le partecipazioni non strategiche: oltre a Pirelli e Camfin, Rcs (2,1%), Generali (3,5%) e Fiat (5,2%). Per quanto riguarda il Leone, Unicredit ha da tempo predisposto l’uscita tramite un apposito prestito convertibile mentre l’investimento nel Lingotto, legato al cosiddetto «Convertendo», è stato di recente coperto da un contratto derivato per evitare rischi.
Un mese fa era inoltre stato lo stesso Profumo a dirsi disponibile, pur impegnandosi a rispettare le scadenze degli accordi parasociali, a dismettere in anticipo le partecipazioni in Pirelli e nella holding che controlla il Corriere della Sera: «Se i pattisti vogliono comprare prima, me lo dicano così cederò loro queste quote», aveva detto il banchiere milanese. Questa disponibilità è stata evidentemente colta da Pirelli dove tutti gli altri soci del patto hanno riassorbito pro quota le 81,6 milioni di azioni cedute da Unicredit a un prezzo unitario di 0,826 euro pari alla media degli ultimi 3 mesi: ieri in Piazza Affari la Bicocca ha chiuso a 0,79 euro (meno 0,7%). Il patto di Pirelli mantiene quindi inalterata la propria presa al 46,22% ma tutti gli azionisti pesano ora un po’ di più: a partire dalla Camfin dello stesso Tronchetti cui fa capo il 20,32% del capitale.

Seguono Mediobanca (4,61%), Edizione Holding (4,61%), Fondiaria-Sai (4,42%), Allianz e Generali (entrambe al 4,41%), Intesa Sanpaolo (1,62%), Massimo Moratti (1,19%) e la Sinpar dei Lucchini con lo 0,63 per cento.

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