Fabrizio Palenzona rinuncia alla battaglia per la presidenza di Unicredit. Il banchiere, da sempre alfiere del mondo delle Fondazioni, ha giustificato ai propri collaboratori la decisione con limpegnativo cantiere avviato in Adr (12,5 miliardi gli investimenti previsti): «Non mi candidato in Piazza Cordusio né sono candidato», ha detto. Ma probabilmente è lo stesso libro soci di Unicredit a fare propendere per una soluzione più internazionale. A puntare sulla riconferma resta, quindi, il presidente Dieter Rampl, che sabato ha scelto il palco del Forex per dirsi pronto al terzo mandato, previo lassenso di tutti i soci dellistituto.
Rampl ha invitato ad aspettare «uno o due giorni» prima di soppesare le reazioni, ma il tema non può che essere stato al centro del comitato governance convocato nel pomeriggio dopo la missione milanese del premier Mario Monti. In agenda anche comitato audit e nomine in vista del prossimo cda.
Rampl vuole disegnare un board «leggero» per Unicredit, vicino allo standard dei 15 posti adottato dalle concorrenti estere. Da risolvere il nodo delle incompatibilità dei doppi incarichi sancito dallarticolo 35 del decreto Monti di dicembre: dopo laddio di Carlo Pesenti, la misura colpisce Rampl e Palenzona (entrambi consiglieri di Mediobanca), Maramotti e Bonaura: è probabile che Palenzona abbandoni il board di Piazzetta Cuccia. Il cda di Unicredit, oggi a 20 componenti, pare poi destinato a diventare più «internazionale», con la contestuale rinuncia di alcune Fondazioni, vista la diluizione registrata con lultimo aumento di capitale: in base alla fotografia Consob, Cariverona è scesa al 3,53% (4,98% a febbraio 2010), Crt si attesta al 3,8%, mentre Carimonte mantiene il 2,99%. Difficile, infatti, non dare voce al fondo di Abu Dhabi Aabar (primo azionista della banca con il 6,5%) e al fronte dei nuovi soci industriali italiani in cui militano Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Diego Della Valle per una quota complessiva vicina al 4%. Ad aiutare lad Federico Ghizzoni a tessere la tela diplomatica sarebbe stato, anche in quel caso, Palenzona, che ora dovrebbe quindi continuare a seguire Piazza Cordusio come vicepresidente.
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