Unicredit, parte l’aumento. Titoli sotto pressione

Ricapitalizzazione di Piazza Cordusio: da oggi le quotazioni si allineano al "Terp", che è di 2,62 euro. E si trattano i diritti

Unicredit, parte l’aumento. Titoli sotto pressione

Forse non sarà un successo come l’aumento di Intesa dello scorso maggio, realizzato quando la crisi del debito ancora non imperversava, ma l’importante per Unicredit è evitare che la ricapitalizzazione al via oggi si trasformi in una via crucis come quella di Bpm con un inoptato al 18% dopo la prima fase di offerta con la successiva comparsa del finanziere Raffaele Mincione. Situazioni analoghe a Piazza Cordusio destabilizzerebbero il titolo e la grande finanza italiana. Occorre ragionare su numeri e opportunità. I 3,86 miliardi di nuove azioni saranno sottoscrivibili nel rapporto di due ogni vecchia azione detenuta al prezzo unitario di 1,943 euro. Venerdì scorso Unicredit ha chiuso a 3,982 euro e il prezzo teorico ex diritto (Terp) si calcola sommando il vecchio titolo con i due nuovi e dividendo per tre. Il risultato è 2,622 euro con uno sconto del 26%. Il diritto per sottoscrivere le due azioni varrà immediatamente la differenza tra i 3,982 euro di venerdì e i 2,622, cioè 1,36 euro. Durerà poco perché i grandi azionisti che non sottoscriveranno pro-quota (grandi fondi ed enti bancari esclusa Fondazione Cariverona) venderanno subito per raccogliere liquidità. Tra la chiusura di venerdì e il Terp c’è una differenza del 34,1%, quindi stamattina è prevedibile un ulteriore ribasso per Unicredit. Chi volesse scommettere su una ripresa dei corsi e aderire non ha fretta: c’è tempo fino al 20 gennaio per acquistare altri diritti in Borsa a prezzi più vantaggiosi e fino al 27 per esercitarli.

La scommessa si basa anche sul futuro dividend yield (la cedola però quest’anno non sarà distribuita) che per le azioni di nuova emissione è al 10 per cento se i target prefissati dall’ad Federico Ghizzoni saranno centrati. Per la scommessa ribassista, invece, il fattore tempo è decisivo: soprattutto per la vendita dei diritti. Cali del titolo sotto il prezzo delle nuove azioni, invece, metterebbero a rischio l’aumento stesso.

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