Unicredit, Pesenti lascia il cda per la norma «doppi incarichi»

Unicredit, Pesenti lascia il cda per la norma «doppi incarichi»

Il presidente Dieter Rampl e l’amministratore delegato Federico Ghizzoni perdono l’appoggio di Carlo Pesenti nella stanza di comando di Unicredit: l’ingegnere milanese che tiene le chiavi di Italmobiliare, ha deciso di lasciare il board di Piazza Cordusio, dove si era sempre mosso in asse con il top management. A obbligare Pesenti a fare un passo indietro dopo un decennio (era in cda dal maggio 2002), è stata la «strettoia» creata dalla legge sui doppi incarichi tra mondo bancario e assicurativo, voluta da Antonio Catricalà: Pesenti è infatti consigliere storico di Mediobanca, di cui Unicredit è socio sindacato accanto alla stessa Italmobiliare. Lasciando Piazza Cordusio, di cui Italmobiliare è azionista fin dalla privatizzazione, Pesenti compie però una scelta di campo: potrà continuare ad avere voce sulle strategie di Piazzetta Cuccia, il tempio della finanza italiana che custodisce il controllo delle Assicurazioni Generali.
Analogo problema a quello di Pesenti si pone, perdipiù complicato dalle rispettive cariche, per Rampl e per il vice presidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, entrambi consiglieri di Piazzetta Cuccia. Davanti al bivio anche Luigi Maramotti, che occupa il vertice sia di Unicredit sia del Credem (la banca di casa della famiglia bolognese) ed Elisabetta Magistretti che affianca la presenza in Mediobanca ad altri incarichi nella galassia Unicredit.
«Ci sono delle leggi ed è ora di rispettarle», avrebbe confidato ieri mattina Pesenti ai suoi più stretti collaboratori. Il concentrarsi delle poltrone è un difetto comune a gran parte del capitalismo italiano, cui si dovrà porre presto rimedio ripensando gran parte degli equilibri di potere oggi costituiti. Il gruppo Italmobiliare aveva comunque sottoscritto solo in parte l’ultimo aumento di capitale della banca, diluendosi allo 0,3% (dallo 0,5% precedente) e analoga scelta aveva fatto anche la famiglia Maramotti. Il cda di Unicredit ha poi cooptato Helga Jung per i colori di Allianz, al posto di Enrico Cucchiani arruolato come capo azienda dai rivali di Intesa Sanpaolo.
Rampl ha già avviato le trattative con i grandi soci in vista di aprile, quando scade l’intera squadra di vertice. Ghizzoni ha però assicurato che il tema della governance ieri non era all’ordine del giorno del cda, premettendo che l’istituito seguirà le direttive di Bankitalia: in discussione ci sono sia il numero dei consiglieri sia un probabile passo indietro della fondazioni storiche per fare posto ai grandi soci esteri, come Capital Research che ha raddoppiato la quota al 5 percento.
L’aumento di capitale da 7,5 miliardi di Unicredit (+6,34% a 3,79 euro in Borsa) non ha portato a stravolgimenti nella mappa delle varie componenti dell’azionariato, ha anticipato Ghizzoni. «Gli investimenti più significativi sono giunti dai piccoli risparmiatori italiani. C’è stata un’ottima risposta dagli investitori istituzionali, in particolare dagli Usa e le Fondazioni confermano il loro ruolo strategico. A livello geografico la risposta è stata eccellente».


Il top manager ha, quindi, ribadito di non prevedere grandi cambiamenti nel libro soci ma non ha voluto commentare l’ingresso nel capitale di Diego Della Valle e di Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi accreditati di una quota prossima all’1%. Venerdì scade il termine per comunicare a Consob le partecipazioni oltre il 2%.

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