da Milano
Bastano tre indizi per fare una prova. Reuters, il quotidiano tedesco Handelsblatt, fonti francesi e fonti italiane, tutti unanimi: nozze in vista tra Unicredit e Société Générale. Se fino a un paio di giorni fa le voci di contatti in corso, per il momento informali, tra Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, e Daniel Bouton, numero uno di Société Générale, venivano interpretate come dei rumors, ora le indiscrezioni sembrano più concrete. Al punto da indurre listituto di Piazza Cordusio a comunicare, nella tarda serata di ieri, che «non esistono negoziazioni» relative a una possibile fusione con SocGén «sebbene, nellambito dellusuale attività di esplorazione di opportunità strategiche di crescita, esistono contatti con tale società con la quale come è noto Unicredit intrattiene da tempo relazioni».
Il mercato continua comunque a credere nelle nozze. Tanto che ieri in Borsa i due titoli hanno ripreso a correre segnando nuovi massimi. Unicredit ieri a Piazza Affari è volato del 3,2% portandosi a 7,47 euro. Durante la seduta i titoli del gruppo italiano hanno sfiorato anche guadagni più consistenti, sopra il 5 per cento. Boom di acquisti anche per Société Générale che ha archiviato un rialzo del 7,7% a 156,9 euro, ai massimi di sempre. «Nessuna negoziato è in corso», ha commentato con una nota il gruppo francese. «Non ho nulla da dire», aveva dichiarato Profumo tre giorni fa. E poi i resoconti di alcune fonti vicine al manager secondo cui il numero uno di Unicredit, scherzando, avrebbe detto «non parlo francese», per rievocare i vecchi commenti quando allalba dellOpa su Hvb disse: «Un po di tedesco lo conosco». Ma queste non sono operazioni che si dicono in giro. Per gli analisti, però, i conti parlano chiaro: «Unoperazione Unicredit-Société Générale ha molto senso», è il coro unanime.
Dalle nozze nascerebbe la prima vera banca europea, formata da italiani, francesi e tedeschi, prima sul Continente anche per capitalizzazione, 79 miliardi Unicredit più 71 di Société Générale (dopo il 23% guadagnato nelle ultime dodici sedute). Le sinergie, spiegano gli analisti, sono forti: ieri Crédit Suisse le aveva calcolate in 2,1 miliardi di euro, a regime in tre anni. Oggi lanalista di una Sim milanese le ha stimate in 2,3 miliardi, pari cioè al 2% dei ricavi combinati e al 5% dei costi.
Lintegrazione sarebbe ottimale da un punto di vista geografico: oltre che in Francia e sulla sponda Sud del Mediterraneo, SocGén è presente in Est Europa come Unicredito (in particolare Romania e Repubblica Ceca) e le strutture dei due gruppi potrebbero integrarsi. Dal punto di vista operativo SocGén è molto forte nellinvestment banking che le frutta circa un terzo dei 22 miliardi di ricavi totali (2006), mentre Unicredit, forte nel retail e nel corporate, ha delle lacune per il momento proprio nellinvestment banking. A livello di azionariato SocGén è una public company con i principali azionisti che controllano meno del 10% (Groupama 3%, Caisse des Dépot et Consignations 2%, Dexia 1,4%) a cui si aggiunge il 7% dei dipendenti.
I principali azionisti di Unicredit sono le tre Fondazioni - Crt, Carimonte e Cassa di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona - ognuna con poco meno del 5 per cento. Le tedesche Munchener Re e Allianz hanno rispettivamente il 4,8% e il 3 per cento.
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