É una settimana cruciale per Unicredit e per il suo amministratore delegato, Alessandro Profumo, quella che si apre oggi. Il week end sembra essere stato molto caldo: nessuna riunione ufficiale né ufficiosa, ma fitti contatti tra soci e management, in un crescendo di indiscrezioni sulla posizione del ceo, che si sarebbe fatta sempre più delicata. Un rappresentante di un grande azionista, parlando ieri con il Giornale, ha addirittura ipotizzato una «resa dei conti».
La pressione su Profumo, secondo quando risultava nella serata di ieri a Radio 24-Il Sole 24 ore, sta crescendo dintensità con esiti incerti. La richiesta dei soci è di fermare lavanzata degli investitori libici, arrivati ormai al 7,5% del capitale. Ma Profumo non pare orientato a farlo. In proposito sono state forti, in questi giorni, le prese di posizione della politica locale, con particolare riferimento al governatore del Veneto, Luca Zaia, e del sindaco di Verona, Flavio Tosi, referenti delle Fondazioni venete (Cariverona e Cassamarca) azioniste di Unicredit. Entrambi, in tempi diversi, hanno ribadito al Giornale che la crescita dei libici nel capitale di Unicredit si configura come una scalata, alla quale va posto uno stop immediato. La questione è nelle mani della Consob, che però non potrà decidere in tempi brevi se le due entità facenti capo a Tripoli (ossia la Banca centrale con il 4,9% e il fondo sovrano Lia con il 2,6%) siano da considerare un unico soggetto, e dunque limitato nel diritto di voto al 5% come dice lo statuto, ovvero siano due soggetti distinti.
Qualcosa potrebbe dirla il presidente Dieter Rampl, che ha il compito di ricostruire loperazione libica per riferirne ai soci nel cda del 30 e a Bankitalia, che ha chiesto lumi sulla governance. Ma di fronte a questo quadro Profumo non sembra essersi più di tanto speso, essendosi limitato a dire che i libici «non li ho chiamati io».
Una risposta che non ha soddisfatto né Rampl, né i soci delle Fondazioni, che non hanno affatto digerito di non essere stati informati. E di questo intendono chiedere conto a Profumo già nel comitato strategico convocato per giovedì. «Deve darci spiegazioni, non può bastare così», commenta uno di loro. Nel comitato strategico siedono i consiglieri di tutte le Fondazioni, oltre al presidente Rampl e al rappresentante libico Bengdara.
Per Profumo non sarà un confronto facile, tanto che qualcuno ipotizza proprio per questo che si possa arrivare a una clamorosa rottura anche nelle prossime ore. Ma su questo dalla banca non arriva alcun tipo di indicazione. Laltra ipotesi è che Profumo ponga un aut aut, come sarebbe già avvenuto in occasione delle tensioni sulla riorganizzazione del gruppo. Ma questa volta il ceo sembra più isolato, essendosi anche incrinati, nel frattempo, i rapporti con il presidente.
Unicredit, sale la tensione: per Profumo settimana cruciale
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.