È frattura fra Unicredit e la famiglia Sensi. Le parti ora si siederanno ad un tavolo solo per discutere leventuale cessione di asset per far rientrare Italpetroli, la controllante della As Roma, del proprio debito nei confronti di Piazza Cordusio. Le prime avvisaglie di rottura sono arrivate giovedì, quando la presidente del club giallorosso, Rosella Sensi, ha convocato una conferenza stampa per ribadire che la citazione della banca di Alessandro Profumo «non è una sentenza», sottolineando poi che «siamo persone per bene e intendiamo onorare il nostro debito», ovvero quei 325 milioni di passivo che Italpetroli deve rimborsare allistituto milanese.
La risposta di Unicredit è arrivata ieri e lascia poco spazio alle interpretazioni. «La situazione è semplice - ha dichiarato un portavoce della banca milanese -: esistono un creditore e un debitore. Se si vuole onorare il credito, noi ci aspettiamo proposte concrete di definizione di questa annosa vicenda, in relazione a tempi e modalità». In altre parole, possiamo ancora sederci attorno ad un tavolo, ma solo per ragionare fattivamente su tempi e modalità per la cessione degli asset necessari al rimborso del debito, di cui Unicredit sta ancora attendendo il pagamento della prima tranche da 150 milioni. Alcune indiscrezioni di stampa indicavano la possibilità che si arrivasse ad una sospensione o uninterruzione delle azioni giudiziarie avviate dalla banca per il recupero dei crediti: «le azioni avviate non possono essere interrotte», ha fatto sapere Unicredit, in considerazione del fatto che lapertura di un arbitrato non pregiudica o congela alcun tipo di azioni volta a recuperare il debito. Il punto di non ritorno si è però raggiunto nel pomeriggio, quando la stessa Sensi è tornata sullargomento, ribadendo che «metà dei decreti ingiuntivi sono stati rigettati, ora staremo a vedere per gli altri». Anche in questo caso, la risposta di Unicredit, alla Sensi e alle indiscrezioni di stampa sui legali di Italpetroli, non si è fatta attendere: «il Tribunale di Roma ha ritenuto di non poter entrare nel "merito" dei decreti ingiuntivi, avendo ritenuto sussistere la competenza del Collegio Arbitrale».
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