Economia

Unicredit: scambiato oltre il 6% del capitale

Il titolo chiude con un rialzo del 4,7%. Due fondi saliti oltre l’1%. Le Fondazioni e l’ipotesi di un patto

Unicredit: scambiato oltre il 6% del capitale

da Milano

Il 6,5% del capitale passato di mano in un solo giorno è sempre un dato rilevante. Quando capita, si accendono tutti i campanelli d’allarme del caso. Se la questione riguarda poi Unicredito, a due giorni dal via libera alla fusione con Hvb, la più grande operazione «cross border» mai realizzata tra banche europee, il dato va approfondito.
Le azioni della banca guidata da Alessandro Profumo hanno chiuso in rialzo del 4,7% a 4,42 euro, mentre in parallelo Hvb si è apprezzata nella stessa misura, chiudendo a 21,6 euro. Il rapporto di cambio previsto nella fusione (5 titoli Unicredito per ogni Hvb) è rimasto a favore degli azionisti tedeschi, che ai prezzi di ieri riceverebbero un valore di 22,1 euro, con un premio di 50 centesimi rispetto alla quotazione del titolo.
Ma l’impressione è quella che il rally di Hvb sia stata la conseguenza di quello della banca milanese. Gli acquisti più decisi si sono concentrati su Unicredito, dove sembra che due importanti fondi abbiano ieri messo insieme oltre l’1% del capitale a testa. Tuttavia ci sono anche altre chiavi di lettura.
Tra queste la più suggestiva è come sempre quella della scalata: qualcuno potrebbe accumulare titoli in vista di una mega operazione da lanciare sul nuovo grande Unicredito, anche in vista della diluizione degli attuali azionisti che seguirà la fusione con Hvb. Il costo di uno scherzetto di questo tipo si aggira intorno ai 45 miliardi. Appare proibitivo. Ma la caduta delle barriere del sistema bancario può anche aprire scenari mai visti. Ma tale strada trova poco o punto seguito sul mercato. «Se domani (oggi ndr) dovesse passare un altro 6% - dice un banchiere esperto di scalate - allora potremmo cominciare a parlarne. Ma per ora non mi sembra il caso».
Un’altra possibile spiegazione del movimento di «accumulazione» di quote del capitale Unicredito potrebbe riguardare proprio gli attuali grandi soci italiani: le fondazioni Cariverona, Crt, Cassamarca e Carimonte hanno in tutto una quota maggiore del 25% che, dopo la fusione, è destinata a ridursi al 14,5%. Anche in vista di una possibile stesura di un accordo parasociale, alcuni potrebbero puntare ad arrotondare le partecipazioni per limitare la diluizione. Lo stesso discorso vale, in via teorica, per gli altri azionisti importanti di Unicredito-Hvb, quali Munich Re e Allianz.


Sull’operazione è intervenuto il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: «È una iniziativa di cui mi sono molto rallegrato - ha detto ieri - e mi auguro che questo inizio di risveglio nel settore della finanza abbia un seguito».

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