da Milano
In Unicredit-Hvb i soci italiani controlleranno circa il 30% del capitale, i fondi Usa il 27-28%, i tedeschi il 20%; primo azionista singolo sarà il colosso della riassicurazione Munich Re, con il 6%. A tracciare la mappa della struttura azionaria del nuovo gruppo è lamministratore delegato Alessandro Profumo in unintervista al settimanale LEspresso. Larticolo, in edicola oggi, arriva nello stesso giorno della riunione del cda che destinerà formalmente al servizio dellofferta di scambio le azioni del recente aumento di capitale. Secondo gli ultimi dati, che si riferiscono all11 novembre, Unicredit detiene quasi il 94% (93,93%) del capitale della banca tedesca. Quanto alla fusione Profumo parla del recente addio di alcuni manager dOltralpe («Un momento di tensione è comprensibile»), e indica una priorità: «Ora dobbiamo stabilizzare il management, il presidente Rampl ha già indicato soluzioni interne per il nuovo assetto di comando».
Intanto, secondo il ministro delle Finanze serbo Mladjan Dinkic, Unicredit è tra le undici banche internazionali che hanno espresso un interesse per la Vojvodjanska Banka in via di privatizzazione. Tra gli istituti in lizza ci sarebbero anche Banca Intesa e Sanpaolo.
Sul fronte tedesco, comunque, le cose sembrano marciare come previsto. Tanto da attirare lattenzione di Morgan Stanley, che ha riavviato la «copertura» del titolo con un giudizio di «sovrappesare» e un obiettivo di prezzo a 5,9 euro. Secondo gli analisti della banca daffari nessun altro titolo a larga capitalizzazione offre le stesse opportunità di Unicredit. Tra gli elementi di forza dellistituto Morgan Stanley indica la qualità del management, le prossime sinergie di costo legate alla fusione, le opportunità di sviluppo e le previsioni di crescita dei tassi a breve. Spinto dal giudizio, in una giornata peraltro favorevole al settore, il titolo Unicredit ha messo ieri a segno un altro rialzo (1,36%) chiudendo a 5,21 euro.
Nella già citata intervista Profumo parla anche delle partecipazioni del gruppo in Italia e conferma un atteggiamento di progressiva focalizzazione sulle attività creditizie in senso stretto: solo la quota in Mediobanca è strategica, precisa il numero uno di Unicredit. Meno stabili (sia pure in misura diversa) appaiono le altre partecipazioni: Olimpia, Generali, Fiat e Autostrade. Per quanto riguarda Olimpia, controllante di Telecom, Piazza Cordusio, così come Banca Intesa, potrà esercitare nei confronti di Pirelli nellottobre del 2006 unopzione di vendita della propria quota. Il processo di sganciamento da Generali è già iniziato: la quota del 3,5% è stata posta già a fine 2003 al servizio di un prestito obbligazionario convertibile con scadenza nel 2008. Quanto a Fiat, Unicredit non ha mai fatto mistero di non considerare la partecipazione poco più che temporanea. In Autostrade Unicredito aveva preso in esame attentamente la possibilità di non rinnovare gli accordi di Schema 28, salvo poi rinnovare il patto fino alla fine del 2007. Una decisione che Profumo spiega così: «Autostrade sta crescendo nel centro e nellEst Europa e ci interessa accompagnare la sua internazionalizzazione». Ancora aperta la questione della riduzione della quota in Mediobanca.
Profumo non ha mancato di fare anche un riferimento a via Nazionale: il problema non sono le quote delle banche, ma «garantire lindipendenza di Bankitalia quale che sia la struttura della proprietà».
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