Rodolfo Parietti
da Milano
Si muove su un doppio binario lazione di Bruxelles nei confronti della Polonia, nellambito della vicenda che vede da mesi contrapposti il governo di Varsavia e Unicredit a causa della progettata fusione tra Pekao e Bph. Dopo liniziativa presa dal commissario per il Mercato interno, Charlie McCreevy, anche Neelie Kroes, commissario per la Concorrenza, ha deciso di rompere gli indugi: una volta ottenuto il via libera dalla Commissione Ue, previsto per il prossimo 8 marzo, lAntitrust Ue invierà infatti una «lettera di avvertimento» ai polacchi nella quale si configura la violazione dellarticolo 21, quello cioè che affida alla Commissione stessa la «competenza esclusiva» per le operazioni di merger di «dimensione comunitaria».
Uno dei punti chiave delle contestazioni mosse dagli organismi comunitari al governo presieduto da Kaziemerz Marcinkiewicz, che proprio l8 marzo incontrerà Dieter Rampl e Alessandro Profumo, rispettivamente presidente e ad di Unicredit (che hanno anche in agenda una visita allAuthority di vigilanza), riguarda la clausola con cui Unicredit, al momento di rilevare nel 1999 Pekao, si era impegnata a non effettuare ulteriori acquisizioni in Polonia. Secondo Bruxelles, infatti, tale intesa non avrebbe alcun valore essendo stata sottoscritta quando il Paese dellEst non faceva ancora parte dellUnione europea.
Quanto accaduto in passato mette Varsavia in una posizione difficilmente difendibile: nel 1999, lUe costrinse il Portogallo ad accettare lacquisizione da parte del Santander del gruppo finanziario Champalimaud. Bruxelles ha inoltre già dato il proprio assenso allintegrazione fra Unicredit e Hvb, gruppo bancario tedesco cui fa capo Bph. Ma i polacchi non sembrano voler deporre le armi senza prima aver combattuto, come dimostra il ricorso presentato allinizio di febbraio al Tribunale europeo, con cui si sostiene che le nozze Pekao-Bph non solo porterebbero alla creazione di un gruppo capace di controllare il 20% del mercato interno polacco, ma provocherebbero problemi occupazionali e di concorrenza nel settore.
Il cerchio, in ogni caso, va stringendosi. Ricevuta la lettera della Kroes, la Polonia avrà due settimane di tempo per rispondere; se le argomentazioni non saranno considerate valide, allora potrebbe scattare una procedura formale dinfrazione.
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