Unicredit, Verona e Torino aprono il portafogli

Via libera all’aumento di capitale di Unicredit da parte della Fondazione CariVerona, prima azionista della banca di Piazza Cordusio con il 5,72 per cento. Il beneplacito all’operazione da quattro miliardi, arrivato ieri in serata a seguito della riunione prima del consiglio generale e poi del consiglio di amministrazione, era nell’aria dopo la defezione giunta in occasione della ricapitalizzazione di un anno fa, quando l’ente scaligero aveva detto «no» alla sottoscrizione dei cashes.
In una nota la Fondazione guidata da Paolo Biasi ha fatto sapere che prenderà parte alla ricapitalizzazione per la propria quota di competenza, ossia per un ammontare di 190 milioni. Sempre in serata, è arrivato anche l’ok all’operazione da parte della Fondazione Crt, che detiene il 3,15% di Unicredit. L’Ente torinese ha confermato la propria posizione, che prevedeva la sottoscrizione di azioni per un valore di 170 milioni a patto che fosse offerto uno sconto di almeno il 25% sul prezzo di emissione (l’operazione propone uno sconto del 29%) e che partecipassero all’aumento anche gli altri grandi azionisti. E quest’ultima condizione sembrerebbe ormai essersi praticamente avverata perché il prospetto informativo relativo all’aumento pubblicato venerdì in serata riferiva che altri soci di peso quali Allianz, CariMonte e i libici hanno già dato la propria adesione.
Lo stesso prospetto però, sottolineano alcuni analisti, desterebbe qualche perplessità circa l’andamento finanziario dell’ultimo trimestre 2009. Gli esperti di Equita sim, oltre a mettere in evidenza la possibilità che la banca lanci un’offerta su titoli ibridi o asset backed security (Abs), ipotizzavano ad esempio che il quarto trimestre del 2009 possa rivelarsi più debole delle attese, soprattutto a causa di utili da trading inferiori del previsto e di accantonamenti su crediti maggiori. Sempre ieri gli analisti di Equita hanno deciso di ridurre il prezzo obiettivo stimato per le azioni Unicredit portandolo da 3,18 a 3 euro, per tenere conto dello stacco del diritto.
Ieri, giorno in cui è partito l’aumento di capitale (si chiuderà il 29 gennaio) e pertanto prima seduta di quotazione «ex diritto», i titoli Unicredit hanno terminato in rialzo, guadagnando lo 0,33% a 2,31 euro. I diritti, che consentiranno di sottoscrivere tre azioni di nuova emissione al prezzo di 1,589 euro l’una ogni 20 possedute e saranno trattati in Borsa fino al 22 gennaio, hanno invece chiuso a 0,1071 euro (-2,64%). Confrontando i due prezzi di chiusura, non emergono rilevanti differenze che rendano particolarmente più vantaggioso acquistare direttamente le azioni piuttosto che passare per i diritti o viceversa, come accaduto invece in precedenti operazioni di ricapitalizzazione come ad esempio Seat Pagine Gialle e Pirelli Real Estate.

Secondo gli esperti di mercato, gli arbitraggisti sarebbero molto attenti a non lasciare opportunità di questo tipo ma soprattutto il mercato darebbe già per scontato che la ricapitalizzazione di Unicredit andrà a buon fine.

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