Unione in crisi, due italiani su tre vogliono le elezioni anticipate

Solo il 19% per la grande coalizione. A sinistra quasi 70 sostenitori su 100 chiedono il ritorno alle urne

Fabrizio de Feo

da Roma

L’eventualità di una caduta del governo Prodi si materializza come un sogno o uno spettro a ogni votazione parlamentare. E il thriller della sopravvivenza dell’esecutivo va in onda a cadenza periodica nell’aula di Palazzo Madama. Una navigazione a rischio e sul filo del voto che, nelle stanze romane, fa scattare inevitabili interrogativi sui futuri assetti di potere nell’eventuale stagione del «dopo Prodi». Il dibattito sull’ipotesi delle «larghe intese» continua serrato. Ma sembra non tenere nel debito conto gli umori popolari. Se, infatti, molti parlamentari considerano l’opzione del Grande Accordo alla stregua di una strada obbligata, gli elettori, dell’una e dell’altra parte politica, non vogliono proprio sentir parlare di una soluzione che considerano molto vicina a un inciucio.
Il verdetto, secondo un sondaggio dell’istituto Ipr, è inequivocabile: due terzi degli italiani sono favorevoli ad elezioni anticipate, mentre meno di 1 su 5 sarebbe favorevole a una «grande coalizione». La domanda posta nel sondaggio offre al campione dei partecipanti solo tre possibilità: elezioni, grande coalizione, senza opinione.
Le risposte si concentrano nella stragrande maggioranza dei casi sulla prima opzione: le elezioni anticipate sono scelte dal 64 per cento degli interpellati, mentre il 19 per cento opta per la grande coalizione e il 17 per cento decide di non pronunciarsi. Anche disaggregando il dato in base agli orientamenti politici i risultati non cambiano di molto. Le elezioni anticipate sono scelte dalla maggioranza degli elettori sia del centrodestra (72 per cento) che del centrosinistra (69 per cento) e, in misura leggermente inferiore, anche da quanti non indicano alcuna scelta di voto (58 per cento).
La «grande coalizione», invece, piacerebbe solo al 13 per cento degli elettori del centrosinistra, e in misura appena superiore a quelli della Cdl (21 per cento) e ai non dichiaranti una appartenenza politica (20 per cento). Gli elettori del centrodestra appaiono i più decisi, visto che solo il 7 per cento si dichiara senza opinione, contro il 18 per cento di quelli del centrosinistra.
Alla fotografia degli umori che si respirano nel Paese aggiunge ulteriori sfumature un altro sondaggio: quello firmato dalla Ipsos per Ballarò sul gradimento dell’esecutivo. Anche in questo caso il giudizio non ammette interpretazioni equivoche. Il 58 per cento degli italiani, infatti, giudica molto o abbastanza negativa l’azione del governo Prodi, contro il 39% che esprime un giudizio molto o abbastanza positivo. Negativo anche il giudizio sulla Finanziaria: il 42 per cento ritiene che dopo l’approvazione della legge le cose peggioreranno, il 38 per cento pensa che non cambieranno e solo il 12 per cento si dice sicuro che miglioreranno. La maggioranza degli italiani (56 per cento) non rimpiange comunque il governo Berlusconi, per il quale nutre nostalgia il 41 per cento.
Il sondaggio analizza poi l’opzione alternativa: quella di un governo fondato su un accordo bipartisan. Il risultato è simile a quello dell’istituto Ipr.

Secondo la Ipsos un eventuale governo di larghe intese che metta insieme i principali partiti delle due coalizioni è ritenuto «non pensabile» dal 40 per cento degli italiani, «utile ma non praticabile» dal 29 per cento, «da fare al più presto» dal 19 per cento. Il messaggio spedito dagli italiani, insomma, è limpido e forte: se Prodi cade niente trucchi o strade alternative. Ma avanti tutta lungo la via maestra del ritorno alle urne.

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