Unione, regalo alle Coop agricole: non dovranno più pagare l’Ici

Niente Ici su capannoni, rimesse e depositi strettamente legati alle attività agricole. L'inatteso regalo è contenuto nel decreto legge allegato alla manovra

Unione, regalo alle Coop agricole:  
non dovranno più pagare l’Ici

Milano - Le cooperative incassano un altro bonus: niente Ici sugli immobili destinati per i fabbricati strettamente legati all’attività delle cooperative agricole, come rimesse, capannoni e depositi. Un «buco» da qualche milione di euro per le casse già esangui dei comuni italiani, soprattutto per quelli delle regioni rosse dove sono concentrate la maggioranza delle coop agricole, che già protestano. L’inatteso regalo è contenuto nel decreto legge allegato alla manovra finanziaria 2007, grazie a un emendamento presentato in commissione Bilancio dal deputato dell’Italia dei Valori Luciano D’Ulizia, componente della Commissione Agricoltura della Camera. «Questa misura - secondo l’esponente dipietrista - mette fine a un annoso contenzioso legato alla inesatta applicazione dell’Ici, peraltro sancita da diverse sentenze della Corte di Cassazione, che discrimina tra imprenditore agricolo e imprenditore agricolo cooperatore». Gli immobili che godranno dell’esenzione, secondo la norma approvata dal Parlamento, saranno quelli considerati «rurali», come già avviene per le società agricole non cooperative. Da un lato quindi l’Unione si infuria per i benefici sull’imposta comunale concessa ai luoghi di culto, con tanto di protesta e richiesta di intervento davanti all’Unione europea, dall’altra estende l’esenzione a cooperative che gravitano nell’orbita della galassia rossa Legacoop-Unipol.
Ma quante sono le cooperative agricole in Italia? Sono poco più di 5mila, la maggior parte delle quali ha una dimensione medio-piccola. Solo un terzo delle aziende fa capo alla Legacoop e sono concentrate nelle regioni rosse. Nel 2006, secondo i dati forniti da AgriSole e da Confcooperative, il fatturato del settore è stato superiore ai 31 miliardi di euro, con quasi 100mila addetti e oltre 750mila soci.
Il danno per le casse comunali si annuncia consistente. Ancora non è possibile fare una stima, ma secondo le prime analisi l’ammontare complessivo dell’esenzione sarà di circa il 5% dell’importo legato all’Ici. In alcune regioni come l’Emilia Romagna il buco ammonterebbe a una decina di milioni di euro, con la sola provincia di Ferrara dove l’ammanco sarebbe tra i 2,5 e i 3 milioni di euro. E sono proprio le regioni rosse quelle che negli ultimi anni hanno deciso di aumentare le aliquote Irpef. Non si può escludere che la voragine nei bilanci possa essere colmata con un ulteriore inasprimento della pressione fiscale a carico dei cittadini.
Se Legacoop esulta, la reazione di Fedagri è più critica. L’associazione che raccoglie le cooperative bianche rivendica la bontà del provvedimento. «Le altre imprese agricole non la pagano da sempre - si legge in una nota -, quell’esenzione è solo una norma di equità fiscale per le cooperative, che così vengono messe sullo stesso piano delle altre imprese agricole». La polemica sull’esenzione dall’Ici per gli immobili agricoli si trascina ormai da qualche anno, dicono fonti di Fedagri, da quando cioè «la Cassazione tributaria ha riconosciuto che quell’imposta non era dovuta per i fabbricati dove avviene la trasformazione dei prodotti della terra, come ad esempio un frantoio o una cantina sociale. In una sentenza del 2005 - continua Fedagri - si evidenzia come questo tipo di fabbricato è da considerarsi “strumentale” all’attività agricola stessa e dunque non autonomamente soggetto a Ici, poiché questa imposta viene già pagata dai soci della cooperativa per i loro terreni».
Sterile o no, la polemica resta.

Anche perché l’esenzione Ici concessa dalla Finanziaria 2007 alle coop agricole arriva a un anno di distanza dalla polemica sull’autorizzazione data alle coop rosse e alla grande distribuzione per la vendita di medicinali da banco, che già allora aveva suscitato un vespaio. «Le coop vogliono solo crescere - dice Confcooperative - e per farlo devono avere un respiro internazionale». Ma a pagare non possono essere i cittadini. Non ancora.
felice.manti@ilgiornale.it

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