Francesco Belletti ha 55 anni, è sposato, vive e lavora a Milano, ha tre figli. Ma soprattutto è presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. «Per noi l’istituzione del registro delle unioni civili è una pessima notizia. Chiediamo a Giuliano Pisapia di fermarsi» è l’appello di Belletti. Una richiesta documentata con studi economici, psicologici e sociologici. E con un libro che si chiama Costituzione, dove all’articolo 29 si legge che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Crede che le unioni civili promesse da Pisapia contrastino con la Costituzione?
«Sono sistemi amministrativi che contrastano con gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione. Il registro è in rotta di collisione con il disposto costituzionale sulle famiglie. Noi chiediamo di garantire a livello comunale il favor familiae, cioè la speciale condizione di tutela accordata alla famiglia. Invece accade tutto il contrario».
Il registro delle unioni civili è dannoso per le famiglie?
«Sì, perché la vera priorità è il sostegno, economico e di servizi, alle famiglie, che è assente. Oltre tutto è un’iniziativa totalmente inutile che non genera nulla. Sono registri velleitari. È una battaglia ideologica».
Pensate di ricorrere alla Consulta?
«Non lo so. So che in tutti i Comuni i registri civili sono rimasti pressoché vuoti, perché oggi è scandalosamente più conveniente non essere sposati che essere sposati».
Le coppie sposate saranno ancora più penalizzate?
«In ambito fiscale e nelle graduatorie di accesso ai servizi, i figli di genitori sposati sono spesso penalizzati. E nei registri civili vedo pochissimo sui doveri e moltissimo sui diritti. Noi chiediamo invece di valorizzare il matrimonio».
Perché il matrimonio è un bene per tutti e non solo per le persone sposate?
«La società si tiene insieme sui legami solidali e familiari e il matrimonio è l’atto giuridico che impegna i cittadini a onorare i doveri pubblici e lo Stato a riconoscere che si è assunto queste responsabilità pubbliche. Attraverso il matrimonio la coppia si assume una responsabilità pubblica. Invece le unioni civili incentivano il comportamento di chi non si sposa e non si assume responsabilità pubbliche».
Il registro delle unioni civili sarà aperto anche alle persone dello stesso sesso. Qual è la sua opinione?
«Vale lo stesso discorso fatto finora. I registri estesi alle persone dello stesso sesso presentano le medesime criticità delle unioni di fatto tra un uomo e una donna. In entrambi i casi si tratta di scelte di vita privata, da regolare con appositi contratti di diritto privato e non con un riconoscimento istituzionale e l’assimilazione all’identità della famiglia».
Teme che le unioni civili annunciate per il 2012 siano il primo passo verso altre iniziative che penalizzeranno le famiglie?
«Credo che Pisapia stia realizzando il programma che aveva annunciato. Però il confronto con la realtà può consentire di cambiare parere. Per questo gli chiediamo di non andare avanti con questa iniziativa».
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