Claudia B. Solimei
da Bologna
Le dimissioni del presidente di Unipol Giovanni Consorte e del suo vice Ivano Sacchetti arrivano al termine di una lunga e sofferta seduta del consiglio di amministrazione di Holmo, la cassaforte delle cooperatve rosse che controlla, tramite la finanziaria Finsoe, il gruppo assicurativo bancario bolognese. Le dimissioni formalmente saranno presentate nel prossimo consiglio di amministrazione di Unipol, già fissato per il 9 gennaio.
Al Cda di ieri pomeriggio, durato oltre quattro ore durante le quali non sono mancati momenti di tensione, ha partecipato anche lo stesso Consorte, che ha letto una memoria difensiva davanti ai rappresentanti delle 46 cooperative socie della holding. Alla fine, mentre i consiglieri uscivano senza rilasciare dichiarazioni dalla sede di Unipol a Bologna, uno scarno comunicato ha ufficializzato le decisioni prese nel pomeriggio: oltre alle dimissioni di Consorte e del suo vice Sacchetti, il cda di Holmo ha infatti voluto ribadire di credere e sostenere la scalata in corso alla Bnl, insistendo sul «valore strategico, la validità imprenditoriale e il significato sociale» dello sviluppo del comparto bancario per il gruppo di via Stalingrado. In questo contesto, si legge ancora nel comunicato, a proposito delle dimissioni il Cda «apprezza tale gesto che potrà servire per non creare ostacoli all'Opa Bnl, potrà contribuire a determinare un clima di più serena gestione del Gruppo e favorire un più generale chiarimento sulle situazioni determinatesi».
L'atto finale della parabola di Giovanni Consorte, alla guida di Unipol come presidente da nove anni, si è consumato in un pomeriggio gelido all'esterno, visto il clima polare e la neve che è caduta intorno all'edificio Unipol, ma incandescente al terzo piano del palazzone nero di via Stalingrado. Sebbene le dimissioni fossero già nell'aria, l'ormai ex numero uno delle assicurazioni rosse, già scaricato dal richiamo al «codice etico» della Lega delle Cooperative, non si è arreso senza combattere. In oltre quattro ore di discussione, Consorte si è difeso, tentando di spiegare i fatti per i quali è stato chiamato a dare conto dai giudici di Milano. Tutto inutile, però. Nessuno dei consiglieri di Holmo è poi sceso al termine dell'incontro a parlare con i giornalisti.
Che la seduta sarebbe stata carica di tensioni, del resto, è stato evidente fin dal suo inizio, quando i cronisti sono stati fatti uscire fuori perfino dall'atrio del palazzo Unipol, costretti ad attendere al freddo e guardati con sospetto dai dipendenti che mano a mano uscivano dagli uffici, tutti poco inclini a fare commenti ma anche a scommettere sul futuro del loro presidente. Soltanto dopo due ore, qualcuno dai piani alti ha deciso che poteva bastare, facendo riaccogliere i cronisti al caldo. Unico a parlare, al momento dell'arrivo dei consiglieri di Holmo, era stato il presidente di Manunetcoop Claudio Levorato: «Crediamo di avere tutti gli elementi per decidere - aveva dichiarato, anticipando in parte ciò che già era in animo di realizzarsi all'interno -. Se Consorte ha delle memorie le deve presentare al pm Greco, noi non faremo processi ma una valutazione di ordine aziendale e gestionale». E così è stata decisa la bocciatura.
L'annuncio delle dimissioni di Consorte e Sacchetti è arrivato il giorno dopo il lungo interrogatorio davanti ai pm milanesi che li hanno indagati per aggiotaggio e insider trading per la scalata Bnl. Ma i pubblici ministeri ora stanno rileggendo anche le vecchie carte e i passaggi di denaro sulla vendita di Telecom che, nel 2001, vide alleati lo stesso Consorte e il finanziere bresciano Emilio Gnutti. La posizione del manager cooperativo e del suo vice si è aggravata poco prima di Natale, sotto il pressing giudiziario dell'inchiesta su un'altra scalata, quella della Bpi di Gianpiero Fiorani all'Antonveneta.
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