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Unipol, il Csm assolve il gip Forleo

Il gip di Milano è stata assolta dal Csm dall’accusa di aver violato i suoi doveri: "Il fatto non sussiste". Nel luglio del 2007, la Forleo aveva chiesto alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari nell’ambito della vicenda Unipol

Unipol, il Csm assolve il gip Forleo

Roma - Assoluzione perchè il fatto non costituisce illecito disciplinare. Così la sezione disciplinare del Csm, presieduta da Nicola Mancino, ha assolto il gip di Milano Clementina Forleo dalle accuse che le erano state mosse dalla Procura generale della Cassazione in relazione all’ordinanza con cui, il 20 luglio dello scorso anno, il giudice aveva richiesto alle Camere l’autorizzazione per utilizzare le intercettazioni, disposte nell’ambito delle inchieste sulle scalate bancarie, nelle quali comparivano anche alcuni parlamentari, tra cui gli esponenti del Pd Massimo D’Alema e Piero Fassino.

La sentenza del Csm Per il pg di Cassazione, che stamane aveva chiesto la condanna della Forleo alla censura e, come pena accessoria, aveva indicato il trasferimento in un altro ufficio, il gip di Milano aveva usato in quell’ordinanza "accenti suggestivi e denigratori" in un "abnorme e non richiesto giudizio anticipato". In tale modo, secondo l’accusa, la Forleo, che nel suo provvedimento aveva definito i politici in questione "consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata", aveva violato "l’obbligo di imparzialità, correttezza ed equilibrio". Di tutt’altro avviso, invece, è stato il Tribunale delle toghe, che ha pronunciato il verdetto dopo circa due ore di camera di consiglio. Al termine della sentenza la Forleo ha rivolto un pensiero al collega Luigi De Magistris: "Siccome il tempo è galantuomo spero che anche De Magistris abbia giustizia".

Le motivazioni del pg Condannare alla censura e al trasferimento d’ufficio il gip di Milano Clementina Forleo per i contenuti dell’ordinanza con la quale nel luglio 2007 chiese alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni che riguardavano alcuni parlamentari, tra cui Piero Fassino e Massimo D’Alema. È la richiesta formulata dalla procura generale della Cassazione nel procedimento davanti alla sezione disciplinare del Csm a carico del gip milanese. La ragione per la quale Forleo va condannata, ha spiegato il rappresentante dell’accusa, il sostituto pg della Cassazione Federico Sorrentino, è che ha espresso "un abnorme e non richiesto giudizio anticipato" su alcuni di questi parlamentari che pure non erano indagati, ledendo i loro diritti ed esorbitando dalle sue competenze. E così non solo ha commesso una "grave violazione di legge", ma anche dimostrato scarso equilibrio. In quell’ordinanza, Forleo aveva definito "consapevoli complici di un disegno criminoso" Massimo D’Alema e Nicola La Torre, ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. E li aveva descritti come "pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali in totale spregio dello stato di diritto".

La difesa Il difensore di Forleo, il procuratore di Asti Maurizio Laudi, ha invece chiesto l’assoluzione, ritenendo del tutto infondate le accuse nei confronti della sua assistita chiedendo al tribunale delle toghe una "sentenza che affermi il principio che la legge è uguale per tutti" sottolineando che la sua assistita non ha compiuto alcun atto abnorme, ma al contrario un atto dovuto. "È un’ingiustizia immeritata essere qui oggi - ha detto tra l’altro Laudi - non è mai successo che la procura generale della Cassazione esercitasse l’azione disciplinare per un provvedimento motivato. Il gip Forleo sta pagando un prezzo pesante - ha aggiunto ancora Laudi - e ha diritto a un riconoscimento della sua professionalità". "Spero e voglio credere che la legge sia uguale per tutti". È questo l’auspicio che il gip di Milano, Clementina Forleo, ha fatto davanti alla sezione disciplinare del Csm, che la sta giudicando per i contenuti dell’ordinanza emessa nel luglio del 2007 nell’ambito della vicenda Unipol.

Forleo ha preso brevemente la parola, prima che la sezione disciplinare del Csm si ritirasse in camera di consiglio per decidere.

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