Gianluigi Nuzzi
da Milano
Alla fine caddero su una buccia di banana. Evasione fiscale, come Al Capone. La sceneggiatura è quella dellinchiesta Unipol. Laccusa invece potrebbe concretizzarsi a breve. Loro sono Giovanni Consorte, ex padre padrone del gruppo bancario assicurativo, Ivano Sacchetti, fido braccio destro e il figlio di questultimo Marco. Sembra che abbiano utilizzato lo scudo fiscale per rimpatriare denaro senza i requisiti necessari.
Al centro le consulenze di Emilio Gnutti, limprenditore bresciano della scalata Telecom che nellestate del 2001 pagò 11,3 milioni di euro di consulenze ai tre: appunto Consorte, Ivano e il giovanissimo Marco Sacchetti. Gnutti per pagare scelse una società lussemburghese, la Mentor Holding Sa, della quale Il Giornale racconta storia e misteri dallo scorso 10 gennaio. Mentor il 2 luglio di quellanno emise obbligazioni che vennero sottoscritte dai tre. Dopodiché i titoli vennero ceduti e il ricavato entrò in Italia grazie allo scudo fiscale. Detta così sembra una storia talmente limpida da zittire ogni dubbio. Ma qualcosa non quadra. In Lussemburgo, ad esempio, Il Giornale ha ritrovato proprio il «verbale della riunione del Consiglio damministrazione tenuto il 2 luglio 2001» della Mentor (vedi riproduzione del documento). Quattro pagine di verbale, 15 punti approvati dal Cda per emettere le obbligazioni.
Con vistosi quanto apparentemente incredibili errori. Il primo: il verbale indica presente il presidente Bruno Beernaerts e gli amministratori David De Marco e Alain Lam. Ma il primo, a differenza degli altri due, non firma il verbale. Perché? Seconda questione: il documento e quindi lemissione delle obbligazioni rischia la nullità. Né De Marco né Lam il 2 luglio del 2001 erano amministratori di Mentor. Fino al 25 saranno le signore Arlette Dostert, Betsie Ten Brinke e Hans de Graaf. Che lasceranno lincarico solo 23 giorni dopo, ovvero allassemblea straordinaria tenuta il 25 luglio come già raccontato su queste colonne.
Ancora: nel giorno del consiglio damministrazione la sede di Mentor nel Granducato, dalle visure camerali, risulta in rue Antoine Jans al 10 e non in rue Flueri 50 come sempre viene indicato nel documento. Il trasloco venne deliberato sempre allassemblea del 25 luglio e quindi 23 giorni dopo la data indicata nel documento demissione delle obbligazioni. Come mai tutte queste discrasie? Infine anche il deposito sarebbe avvenuto quasi un semestre dopo il consiglio. Anche qui: come mai così in ritardo? Oggi la Procura di Milano sospetta che tutta loperazione sia stata retrodatata. Non da Consorte. Né da Sacchetti.
Ma da Claudio Zulli, commercialista che aveva entrambi come clienti, con laiuto di Deloitte Luxembourg. Se ciò fosse vero leffetto sarebbe a domino: nulla lemissione, nulle le obbligazioni e quindi anche lacquisto e la successiva vendita sino allutilizzazione dello scudo fiscale. Che non poteva essere utilizzato perché i manager Unipol erano fuori tempo massimo. Da qui unipotesi di evasione fiscale. Affatto peregrina. Basterebbe sentire gli ispettori di Deloitte NY che per una settimana hanno controllato le carte nel Granducato. Con amarezze e sorprese.
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