Unipol-Fonsai, ecco cosa chiederanno Sator e Palladio

«La politica ha i suoi tempi che sono ben diversi da quelli della finanza. E a Siena sono i primi a dare il ritmo al valzer delle poltrone». È il laconico commento di un banchiere alla fumata nera di ieri sulle nomine per il cda del Monte dei Paschi. La Fondazione Mps non è infatti riuscita a trovare la quadra sulla lista dei sei nomi da presentare nell’assemblea del 27 aprile e la decisione è stata rinviata a oggi pomeriggio. Il nodo, assicurano fonti vicine all’ente, non sarebbe sulla presidenza, per la quale resta in pole position Alessandro Profumo, né sulla vicepresidenza che dovrebbe essere assegnata all’ex esponente della Margherita, Alfredo Monaci. Così come il neo direttore generale Fabrizio Viola ha ancora assicurato il posto di ad.
In sostanza, non sarebbe stata raggiunta l’unanimità su alcuni degli altri cinque nomi del futuro cda di Mps che spettano alla Fondazione. Nomi legati ad accordi di natura politica che richiedono scelte fatte «con il bilancino», concertate con i palazzi romani e i sindacati che venerdì hanno portato in piazza a Siena circa 3mila dipendenti contro i tagli ipotizzati dai vertici dell’istituto. Le indicazioni su quello in quota Pdl (probabilmente una donna, anche in vista dell’applicazione delle nuove norme sulle quote rosa) sarebbero arrivate direttamente dai vertici romani del partito, mentre gli altri due nomi in quota Pd ballano tra l’ala più vicina all’ex Margherita e la sinistra del partito più legata ai sindacati. Tra questi circola con insistenza il nome di Fulvio Mancuso, avvocato e docente di diritto del lavoro, vicino alla Cgil, già membro del cda di Mps Leasing & Factoring. Finora a rappresentare, per tradizione, gli interessi dei sindacati nel board c’è stato Fabio Borghi ma una sua riconferma per il terzo mandato non convincerebbe tutti. Ieri sera i vertici senesi del Pd si sono riuniti per sciogliere le ultime riserve sia su Mancuso che su Graziano Battisti, già segretario provinciale del Ppi e attuale dirigente territoriale dell’azienda per il Diritto allo Studio Universitario. In discussione anche le indicazioni sui membri del nuovo collegio sindacale.
Fatte le sei designazioni, al cda di Mps mancheranno solamente altri sei componenti, designate dagli azionisti di minoranza, per essere al completo. Alla partita sui consiglieri seguirà infatti quella sui possibili nuovi soci privati del Monte. Venerdì il fondo Equinox di Salvatore Mancuso ha annunciato che sta per recapitare la propria offerta per una quota tra l’11 e il 13% della banca. Il termine per la consegna delle manifestazioni di interesse è stato rimandato a martedì. Edoardo Caltagirone (fratello di Francesco Gaetano, che di Mps è stato vicepresidente, con cui però non ci sono relazioni imprenditoriali), avrebbe comprato a titolo personale una partecipazione intorno allo 0,5 per cento. Interessati all’acquisto di quote simili potrebbero essere altri quattro imprenditori grandi clienti dell’istituto mentre Mediobanca è stata incaricata di piazzare altri due pacchetti del 4% ciascuno.
La Deputazione amministratrice ha tempo fino al 2 aprile per indicare i sei nomi. E di certo anche i nuovi azionisti di Mps che risponderanno all’appello di Fondazione e Mediobanca vorranno avere voce in capitolo. Soprattutto chi, come Equinox, metterà sul piatto più fiches rispetto agli altri.

Ecco perché c’è qualcuno che non dà per scontata la nomina di Profumo: «L’ex numero uno di Unicredit scalpita al canapo ma occhio al cavallo che parte di rincorsa in questo Palio delle poltrone», azzarda un’altra fonte. Facendo un nome, quello di Carlo Salvatori.

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