Unipol gela la «grande Mittel»

Unipol gela la «grande Mittel»

da Milano

Unipol fa incagliare la «grande Mittel» di Giovanni Bazoli. Le diplomazie continuano a lavorare, ma ieri il consiglio di amministrazione della cassaforte di Romain Zaleski ha dovuto arrendersi al dissenso emerso tra i grandi soci di Hopa. Teatro della frattura il patto di sindacato dove, come ha specificato la stessa holding fondata da Emilio Gnutti, Unipol si è opposta «ad alcuni aspetti dell’operazione» pur apprezzandone la validità industriale.
In sostanza, la compagnia assicurativa di Carlo Salvatori (azionista di Hopa con il 7%) contesta l’architettura finanziaria pensata per sorreggere la fusione con Mittel. A partire dalla ventilata «disparità di trattamento» tra i bresciani doc riuniti da Gnutti in Fingruppo e gli altri soci finanziari, con il rischio di violare la «necessaria equità di mercato»: l’attesa infatti era per una fusione a tre nella quale Gnutti & Co. avrebbero spuntato anche una parte in denaro. Hopa ha ribadito come tutti gli altri firmatari del blocco parasociale (Mps e Popolare Italiana) fossero «favorevoli» ma, dopo la prudenza manifestata domenica sera, i segnali di difficoltà si erano rincorsi fin dal primo pomeriggio in Piazza Affari dove Mittel ha ceduto l’1,48% a 6,79 euro.
Prima del board, anche Bazoli aveva confermato come al momento mancasse l’accordo ma la presenza nella sede di Hopa di Gregorio Gitti (che oltre a essere consulente della cassaforte di Romain Zaleski è genero dello stesso Bazoli) sembrava lasciare un margine di manovra. Al termine dei lavori è l’amministratore delegato di Bpi, Divo Gronchi, a sintetizzare il verdetto: «Non ci hanno convinto diverse cose, c’è ancora da lavorare». Probabile il riferimento al «premio» in denaro promesso a Gnutti; variabile che peraltro nei giorni scorsi non sembrava aver raccolto grandi entusiasmi neppure presso Antonveneta, che pur non aderendo al patto controlla l’8% di Corso Zanardelli. «Non ci è arrivata ancora alcuna proposta ufficiale, non ci è stato consegnato nulla su cui decidere» aveva detto in mattinata il presidente Francesco Spinelli. Dopo la fumata nera (0,6 milioni l’utile di Mittel nel primo trimestre dell’esercizio 2006-2007), Bazoli ha rimandato alle «divisioni esistenti» riservandosi di verificarne gli sviluppi e invitando a chiedere a Brescia, Bologna o Siena se ci siano margini per un accordo. In realtà Monte Paschi appare il più flessibile verso il matrimonio sia per rendere «liquida» la propria partecipazione in Hopa (grazie allo scambio carta contro carta con Mittel) sia per le prospettive industriali della supercassaforte.

Dentro cui, oltre ad alcuni investimenti nell’editoria (Rcs) e nel mondo finanziario, sarebbe custodito il 3,7% di Telecom Italia. Una quota che, indipendentemente dall’esito dell’asse Pirelli-Telefonica in Olimpia, potrebbe essere preziosa per i futuri equilibri del gruppo di tlc.

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